Avete mai sentito parlare di batch cooking? Il termine vi sembrerà pure oscuro, ma il concetto è semplicissimo.
Letteralmente vuol dire “cucinare in serie”. Trascorrere un paio d’ore in cucina nei weekend ci permette di anticipare i pasti della settimana, poi dovremo solo assemblarli in combinazioni sempre nuove. I vantaggi? Risparmiamo tempo, denaro, produciamo meno rifiuti ed esercitiamo l’arte della creatività!
Ed eccoci rientrati a casa: sono le 19:30 ed è tempo di preparare la cena. E possibilmente anche il pranzo per la schiscetta di domani! Per alcuni mettersi a cucinare dopo una giornata di lavoro è una pausa dolce, un momento di relax. Non per tutti però: per quanto possiamo amare il cibo molti vivono questo momento come un lavoro ingrato. Per coloro che patiscono lo stress del cosa-mangio-domani-a-pranzo, passare al batch cooking può essere davvero liberatorio.
Basta creare una lista di ingredienti, poi pensare a preparare le basi – fattibile in due ore, abbiamo testato! – e ogni sera della settimana pensare alle ultime finiture, assemblaggi e cotture espresse, per una durata di circa 10/15 minuti. Ad esempio: cuociamo delle lenticchie, delle verdure miste e del bulgur. Le lenticchie diventeranno il dhal del mercoledì, per poi finire nella vellutata il giorno dopo. Una ratatouille accompagnerà il bulgur il lunedì e le stesse verdure si intrufoleranno martedì in una frittata (o in tante piccole polentine).
Il batch cooking è per le persone che vogliono mangiare bene, divertirsi, variare, ma che non riescono necessariamente a organizzarsi.
Ognuno, poi, può adattare la tecnica ai propri gusti (e bisogni). L’importante è anticipare la cottura di verdure, legumi, cereali (ad eccezione della pasta) e avere qualche base di mix&match.
Se la cottura in batch si adatta a tutte le diete, date spazio a carne e pesce preferibilmente all’inizio della settimana. Per quanto sia bello programmare infatti, bisogna stare sempre bene attenti ai tempi di conservazione: due giorni in frigo per marinate, pesci o carni cotte, tre o quattro per cereali e verdure cotte, così come per le vellutate e gli sformati senza carne. Se invece volete provare le verdure fermentate, che si conservano molto più a lungo (e sono anche chic) qui trovate alcune ricette.
Il dilemma della schiscetta è già solo un vago ricordo, vero?
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