Ma chi vuole davvero i pomodori tutto l’anno?

Se ci pensiamo bene, chi è che vuole la frutta e la verdura fuori stagione sulle bancarelle dei mercati e nei reparti freschi dei supermercati? I consumatori o gli industriali? “Sì okay, ma i clienti vogliono mangiare i pomodori tutto l’anno…”, sottinteso: e noi glieli dobbiamo dare. Ecco il tipo di discorso che sentiamo spesso dalla grande distribuzione.

Tra l’altro, funziona anche con le trasmissioni televisive stupide o con la fast fashion… Ma da quando è che noi cittadini abbiamo iniziato a pretendere i pomodori in inverno? Quando è che il popolo è sceso in piazza per esigere che siano proposte le stesse verdure tutto l’anno? Abbiamo mai visto dei cartelli “Ora basta! No alla verdura di stagione!” nelle manifestazioni? Se la gente vuole dei pomodori tutto l’anno, è semplicemente perché un giorno glieli abbiamo dati. Poi, come al solito, il marketing e la pubblicità hanno fatto in modo di creare un bisogno che la gente non aveva mai espresso. Ringraziamo quindi i maghi dell’agroindustria e del marketing, i rei della società dei consumi.


3 ricette di conserve, per catturare l’estate in un barattolo.


Siamo onesti: la gente non voleva mangiare pomodori tutto l’anno, ma quando sono stati introdotti nei supermercati gli sono piaciuti e li ha comprati. Ma di quali pomodori parliamo esattamente? La maggior parte dei pomodori che troviamo in inverno pieno, anche se etichettati come bio, vengono dal sud della Spagna, coltivati sotto 40 000 ettari di serre di plastica, su dei terreni distrutti da anni di agricoltura intensiva.

A volte, quel pomodoro invernale è stato coltivato da lavoratori sfruttati in Nord Africa o… in Italia stessa, come denuncia il progetto #FilieraSporca. E va da sé che il pomodoro fuori stagione non ha nessun gusto né valore nutrizionale perché è stato raccolto prestissimo, per durare più a lungo e viaggiare.

Non si può avere tutto.


Almeria Spagna pomodori

Coltivazioni di pomodori in Almeria nel sud di Spagna (crediti: La Ruche qui dit Oui!)


Non si può neanche sapere tutto. Ed è questo il problema! Se conoscessimo le condizioni di coltivazione, se non fossimo esclusi dalle relazioni con i produttori, se ci insegnassero le stagioni a scuola, ci piacerebbero così tanto i pomodori a febbraio? Probabilmente no.


Più trasparenza

Come permettere a tutti di mangiare meglio? Se le etichette fossero più chiare, sarebbe già molto più facile. L’anno scorso vi spiegavamo come leggerle e capirle per spendere meglio e preservare salute, ma com’è possibile che ci si debba impegnare a capire l’etichetta di una confezione? L’etichetta non è fatta appunto per chiarire le origini del prodotto e gli ingredienti?

Più trasparenza permetterebbe ai consumatori di fare la spesa essendo consapevoli di quello che comprano. Si tratta di dare loro gli strumenti necessari per fare la scelta giusta secondo i propri bisogni e potrebbe anche aiutare a risvegliare le coscienze. Il progetto #FilieraSporca propone per esempio l’introduzione di un’etichetta narrante che rintraccerebbe il percorso del prodotto dal campo al supermercato con un’infografica molto chiara.


Riavvicinarsi ai produttori

Un’altra soluzione, quella che difendiamo noi all’Alveare, è il riavvicinamento del consumatore al produttore. La grande distribuzione ha introdotto una barriera tra quelli che producono il cibo e quelli che lo mangiano, imponendo sia i prezzi che i prodotti proposti ogni settimana. Perché dovrebbero essere i supermercati a scegliere ciò che mangiamo? La filiera corta, cioè la vendita diretta dal produttore al consumatore senza intermediari, permette di sapere cosa mettiamo nel piatto e di informarci sulle condizioni di produzione del cibo parlando direttamente con la persona che l’ha prodotto.

pomodori tutto l'anno

In questo modo, possiamo ricordare di persona ai produttori che non siamo noi a volere dei pomodori nel periodo invernale. E che invece noi siamo felici di aspettare il periodo giusto per assaggiare i buonissimi pomodori costoluto di Chivasso, del Piennolo del Vesuvio o di Belmonte. Insomma, il potere ce l’abbiamo noi: esercitiamolo ogni volta che andiamo a fare la spesa!



[Questo articolo è una libera traduzione di un articolo di Hélène Binet: trovate l’originale a questo link]

 

 

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