Che siano soba giapponesi, pizzoccheri valtellinesi o crepes bretoni, alla base c’è sempre lui, il grano saraceno. Sembra un cereale ma non è: il grano saraceno è infatti una pianta erbacea annuale appartenente alla famiglia delle Poligonacee. Naturalmente senza glutine, nutriente senza essere tanto calorico, questo bel seme triangolare ci vuole bene.
Scopriamone le caratteristiche e cimentiamoci con due ricette insolite, il sobacha e il porridge.
Curiosi?
Il grano saraceno è stato a lungo considerato il cereale dei poveri, complici il colore grigiastro della sua farina e la concorrenza spietata di grano e mais. Ma la sua carnagione bigia come una giornata uggiosa maschera dei pregi davvero luminosi.
Facilmente digeribile, con un basso indice glicemico, soddisfa senza ingrassare.
Nella medicina cinese è considerato un alimento con proprietà riscaldanti, fonte di proteine vegetali complete. Contiene gli otto aminoacidi essenziali, così come molte qualità interessanti per coloro che seguono una dieta vegetariana o vegana. La pianta ha una resistenza naturale alle malattie, il che la rende una candidata ideale per l’agricoltura biologica. Inoltre il suo fiore, molto mellifero, è adorato dalle nostre amate api.
Un altro vantaggio non trascurabile è che il grano saraceno non contiene glutine, qualità che ultimamente l’ha fatto riscoprire in cucina, a partire da chi è intollerante o vuole semplicemente ridurne il consumo. Nonostante il nome infatti, questo “grano” è una pianticella che non ha niente a che fare col suo omonimo, ma appartiene alla stessa famiglia dell’acetosa o del rabarbaro.
Un uso più inaspettato del grano saraceno è quello che viene dall’estremo oriente: il tè al grano saraceno. Noto come memil-cha in Corea, soba-cha in Giappone e kuqiao-cha in Cina, è una bevanda che viene consumata ogni giorno, anche al posto dell’acqua. Molto semplice da preparare, questo infuso dal sapore nocciolato può essere gustato caldo o ghiacciato. Ricco di minerali (magnesio, potassio, calcio, rame, ferro e fosforo, ecc.), il sobacha (soba = grano saraceno, cha = tè in giapponese) è più ricco di antiossidanti rispetto al tè verde, e con meno teina. E dato che all’Alveare, si sa, andiamo pazzi per lo zero-waste, una volta che i semi sono stati infusi, li recupereremo per creare un porridge perfetto per iniziare la giornata nel modo giusto.
Tostate il grano saraceno per alcuni istanti in una padella calda senza grassi, fino a quando non i grani non iniziano a dorare.
Quindi portate l’acqua a ebollizione e versatela sopra un cucchiaio di semi per ogni tazza grande. Lasciate in infusione per circa dieci minuti. Servite il vostro sobacha caldo, aggiungendo una punta di miele, se necessario. Oppure attendete che si raffreddi prima di metterlo in frigorifero per la versione estiva.
ATTENZIONE: Non gettate via il kasha (ossia i semi tostati e poi infusi). Dopo l’infusione, i nostri semi potranno infatti essere conservati per diversi giorni in frigorifero e poi cotti in padella con verdure di stagione o trasformati in porridge.
Versione cruda: per una porzione abbondante, mescolate 50 grammi di kasha risciacquato con 70 ml di latte (parzialmente scremato o vegetale), aggiungete due cucchiaini di zucchero o miele e qualche lampone o qualsiasi altra frutta fresca di stagione. Cospargete con semi di papavero e date il via alle danze.
Versione cotta: unite 50 grammi di kasha risciacquato con 200 ml di latte in una casseruola. Mescolate, cuocete a fuoco lento per circa dieci minuti, fino a quando la preparazione si addenserà. Aggiungete due cucchiaini di zucchero o miele e, secondo ispirazione, l’uvetta, le albicocche secche a dadini, alcuni cucchiai di cacao in polvere (un sapore che, vedrete, si abbina molto bene con il grano saraceno). Servite caldo o freddo.
E se dopo aver provato il grano saraceno in queste due ricette sentite che non potete più fare a meno di lui, provatelo anche in insalata con lo sgombro e la zucca butternut!
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