Luppolo italiano: verso una birra 100% Made in Italy

All’Agrilab, da qualche anno la produzione della birra inizia dalla raccolta del luppolo. Nel luppoleto a Campagnano di Roma ci sono 400 piante, e la cernita dei fiori viene fatta tutta a mano. La sfida è quella di Silvia, giovanissimo produttore dell’Alveare che dice Sì e presidentessa dell’Ali: produrre una birra italiana a filiera controllata. E come fare se non coltivando il luppolo ‘in casa’? Abbiamo incontrato Silvia per farci raccontare il luppolo italiano.


raccolta del luppolo

Silvia alle prese con la raccolta del luppolo © agrilabcampagnano.it


Attualmente in Italia ci sono molti piccoli luppoleti diffusi in quasi tutte le regioni, ci dice Silvia. Prevalentemente nel Lazio e in Emilia Romagna, ma abbiamo degli esempi anche in Basilicata, in Abruzzo e in Liguria. In base alla regione, al clima, all’altitudine, vengono scelte varietà differenti da coltivare, per farle adattare meglio alle specifiche condizioni del territorio e del clima.


luppolo italiano

© ALI – Associazione nazionale luppoli d’Italia


E la stagionalità – che si sa, ci sta sempre molto a cuore?

In primavera c’è il risveglio della pianta. Il luppolo rinasce dopo il periodo invernale durante il quale è in riposo, con l’arrivo del caldo c’è la ripresa vegetativa e nel mese di marzo/aprile vengono messi i fili sui quali crescono le piante che arrivano solitamente ai 6-7 metri di altezza a maggio. A luglio inizia la fioritura dei coni e la raccolta si effettua tra fine agosto e metà settembre. Aspettiamo la maturazione dei fiori che cambia a seconda della varietà, della zona di coltivazione e della stagione annuale.


Primavera in barattolo: sottaceti e fermentati


Parliamo di varietà

Attualmente in Agrilab Silvia coltiva due varietà americane e una inglese, selezionate con l’aiuto di Mr Hops, il vivaio italiano fornitore delle piante di luppolo. Le specie americane sono rinomate per le loro proprietà aromatiche. Hanno sentori agrumati e vengono utilizzate per le birre in stile IPA, APA, American IPA e similari.


luppolo italiano

I coni di luppolo


Cosa vuol dire per produrre una birra da luppoli coltivati da voi in azienda?

Ho aperto il microbirrificio all’interno dell’azienda agricola Agrilab proprio con l’intento di produrre birre con ingredienti speciali e materie prime di nostra produzione, dice Silvia. Il primo passo è stato con la ricetta della “Primavera”, una birra stagionale annuale che viene prodotta con il nostro miele. Successivamente, già dal 2017 con il primo raccolto del nostro luppolo, abbiamo fatto la “Harvest 2017” con solo luppolo fresco dal nostro luppoleto. Si tratta sempre di una birra stagionale che viene brassata una sola volta l’anno, in corrispondenza al raccolto del luppolo per cui il periodo è sempre ad inizio settembre.


Birra agrilab

Le birre di Agrilab. Alcune di queste sono stagionali.


Il luppolo viene raccolto in campo e la cernita dei coni viene fatta a mano in un’unica giornata, i fiori freschi vengono stoccati in cella frigorifera e il giorno seguente, a distanza di appena 24h dalla raccolta, utilizzati freschi nella birra, per questo definita “fresh-hop”.


Quali sono le caratteristiche distintive del prodotto finale?

Le caratteristiche della birra “Harvest” sono il profilo aromatico floreale e leggermente agrumato grazie all’utilizzo dei coni freschi varietà americana “Cascade”. Ogni anno, specialmente per i primi tre anni di produzione, le note organolettiche sono andate aumentando di pari passo con la maturità delle piante di luppolo. Nel nostro caso specifico utilizziamo come base per la birra, uno stile americano che si chiama “cream ale”, distinguibile per il colore giallo paglierino, schiuma compatta grazie all’uso dei fiocchi e sentori delicati, questa base ci permette di far emergere la freschezza del luppolo impiegato.


A noi è venuta una sete… Se volete abbeverarvi di birra e di conoscenza, il 29 giugno Silvia vi aspetta alla festa del luppolo! Il tema è proprio “Coltivare in Italia”. Maggiori informazioni sull’evento a questo link.


 

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Riguardo a

Simona Cannataro

Calabrese trapiantata a Torino, studia e lavora nella comunicazione fino a quando la passione per il cibo buono non la porta dritta all’Alveare che dice Sì! Quando non si occupa di postare sui social e scrivere sul blog, viaggia in Vespa alla ricerca di nuovi posti dove andare a mangiare.

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