Pronti, Pesce…Via!

All’Alveare era un po’ che avevamo voglia di mangiare del buon pesce. E allora non potevamo fare altro che partire verso il mare a caccia (anzi, a pesca) di produttori.


Eccoci oggi alla scoperta di una realtà davvero speciale. Siamo a Cattolica, in piena riviera romagnola, dove hotel, ristoranti e discoteche dominano l’estate offrendo una delle movide più frenetiche di tutta la Penisola.

Ma Cattolica ha anche un’altra faccia, sconosciuta ai più e ignota ai turisti di tutta Europa.

È la Cattolica del porto dei pescatori, lontana dalle spiagge festaiole, dove la gente lavora tutto l’anno all’ombra dei grossi business turistici.


Il porto di Cattolica. © Pescevia.it


Ed è qui che, in un vicoletto non distante dal porto, nasce una piccola e bella realtà del mondo della pesca.

La ricetta? Un laureato in legge che si guarda e non si piace nel mondo di giudici e avvocati, un padre che fa il pescatore da una vita, una famiglia in cui sono tutti ottimi cuochi e tanto, tanto, entusiasmo.

E allora: Pronti, Pesce…Via! Eh sì, perché Pescevia è proprio il nome scelto da questi visionari del food.

Siamo andati a trovarli, per capire un po’ come funziona il mondo del pescato.


05:45 del mattino

Ore 05:45 del mattino, il sole inizia timido a mandare bagliori di luce al di là di un orizzonte da cui non è ancora sorto. La prima sorpresa è proprio al nostro arrivo nel loro laboratorio: avete presente quella puzza intensa che si avverte nei mercati del pesce di tutte le città? Ebbene: niente di tutto ciò. Niente! “Il pesce quando è freschissimo non puzza – ci spiega Antonio, il titolare – anzi, profuma. E ogni varietà ha il suo profumo, proprio come gli ortaggi o la frutta”.


laboratorio pesce

Il laboratorio del pesce.


Dove sono le orate e i branzini?

Respiriamo così a pieni polmoni profumo di vongole, alici, rane pescatrici… in mezzo a un team di 6 persone che sta pulendo il pesce degli sbarchi del mattino. Pesce che sa di vivo, di genuino, di fresco. Vediamo cefali, triglie, gallinelle, seppie… Ma di orate e branzini neanche l’ombra!

Eppure sono un po’ i sovrani dei nostri mercati e delle nostre pescherie. I conti non tornano?

“Tornano eccome – continua Antonio – noi qui trattiamo solo pesce che ci offre spontaneamente il mare, e non pesce d’allevamento.


seppia

Una seppia appena pescata. © Pescevia.it

 


Pesce pescato vs allevato

In un allevamento i pesci sono stipati a migliaia in pochi metri cubi d’acqua, si nutrono di mangimi e nuotano nei loro stessi escrementi. La nostra scelta è stata quella di differenziarci: solo pescato, e che proviene da questo nostro bellissimo mare Adriatico. In questo momento non si pescano orate, tonni o branzini. Ma si pescano un sacco di altre buonissime varietà”.

Ci mostra le rane pescatrici, dalla carne tenera e saporita, i cefali, che non hanno nulla a che invidiare ai branzini in gusto e consistenza (“I cefali che vivono in mare aperto sono molto saporiti – ci racconta il padre di Antonio – il fatto che siano i pesci che si vedono sempre nei porti ha dato loro una cattiva reputazione, ma ve li faremo assaggiare e trarrete le vostre conclusioni”), le razze, le sardine e le sogliole.

Pesce azzurro e pesce bianco in un mix di profumi, forme e colori che fa sognare. È il mondo del mare, del mare vero, quello dei pescatori che ogni notte partono al largo senza sapere cosa la natura offrirà loro.


Pescatori al lavoro. © Pescevia.it


Vongole sì, ma non veraci

Da Pescevia non troviamo nemmeno le vongole veraci (“Si trovano in zone più lagunose e paludari, e non sono una specie autoctona ma sono state introdotte per meri motivi commerciali”) ma le più piccole arselle, che popolano in abbondanza i nostri fondali. Antonio ci spiega che costano meno, sono altrettanto saporite e non bisogna spurgarle, perché il metodo di pesca impedisce che la vongola si riempia di sabbia al momento della raccolta.


arselle

A pesca di arselle. © Pescevia.it


Così come niente gamberetti rosa “Mi stanno antipatici – ci dice Antonio – sono una specie introdotta ad hoc per la vendita, ed estremamente resistenti: proliferano facilmente e altrettanto facilmente tendono ad occupare zone precedentemente occupate da specie autoctone. Come ad esempio la mazzancolla, il gambero nostrano, contraddistinto da un corpo rigato, che però il mare non offrirà prima di metà maggio”.


Anche il pesce è di stagione

La visita è durata una mattinata intera. Ed è stato uno di quei momenti al termine del quale ti senti meno ignorante, hai imparato, sei contento. Eh sì, perché la lezione l’abbiamo imparata eccome: anche il pesce ha una sua stagionalità.

E rispettarla vuol dire rispettare il mare, l’ambiente, il ciclo di vita delle diverse specie. E imparare ad apprezzare specie meno richieste, come i naselli, le gallinelle, i cefali, che gli allevamenti intensivi di orate e branzini hanno confinato al rango di “pesce di serie B” ma che in realtà hanno un sapore e un profumo unici.

Vuol dire accettare di avere meno varietà ma una qualità eccellente a un prezzo abbordabile. Vuol dire imparare a cucinare qualcosa di nuovo e scoprire nuovi orizzonti gustativi. E vuol dire soprattutto rispettare il lavoro di quei pescatori che ancora ci credono, che ogni notte navigano nei nostri mari, che ogni mattina alle 04:30 sbarcano nei porti solo con quel che madre natura ha messo a disposizione.


In alto le forchette dunque, per l’ennesima volta. Perché anche in questo caso la scelta di consumo è una scelta non solo qualitativa, ma politica! Ed è per questo, con orgoglio e con grande piacere, che possiamo annoverare Pescevia tra i produttori dell’Alveare che dice Sì.


Che dire di più? Pronti, Pesce….Via!


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