La riduzione della plastica è un tema che ci sta molto a cuore, si sa. Abbiamo parlato da poco (qui trovate l’articolo) di come far durare il #plasticfreejuly tutto l’anno. Oggi invece diamo la parola ad Aurélie, che oltre a gestire un bellissimo Alveare a Milano si occupa di tematiche ambientali e cura il blog Mademoiselle Green in Italy, per farci raccontare il suo luglio #plasticfree.
Decido di documentare con un post al giorno le mie scelte per diminuire la plastica, con tanto di hashtag e buoni propositi.
I tre primi giorni scorrono veloci senza particolari problemi: una bottiglia di plastica in meno di qua, un cellophane in meno di là…
Il 4° giorno però ricevo il frigo nuovo e qui vengo presa dallo sconforto: prima di tutto il frigo era ammaccato e in secondo luogo avevo la casa piena di plastica! A quel punto non sapevo cosa fare. La mia testa è stata invasa da molte domande. Non potevi pianificare meglio gli acquisti? Non potevi comprare una cucina usata? Di fatto è quello che ho fatto! La mia cucina è di seconda mano ma naturalmente ho dovuto aggiungere delle componenti nuove. Un vero puzzle che però ha perso dei pezzi per strada!
L’acquisto di alcuni prodotti nuovi era una necessità, come nel caso del frigo.
Non controllavo più la produzione di rifiuti. Questo ha portato a chiudermi in me stessa. Ho smesso di comunicare sui social perché mi sentivo ipocrita. Per fortuna però una persona su Instagram mi ha segnalato un articolo di Fridays for future sul senso di colpa e il cambiamento climatico (a questo link) che mi ha spinta ad allargare i miei orizzonti e ad informarmi.
Stiamo vivendo un momento difficile riguardo le tematiche ambientali. Stiamo perdendo un po’ l’obiettivo comune. I media e i social media contribuiscono a destabilizzarci e impaurirci, ma giocano un ruolo fondamentale nei comportamenti individuali. Ogni giorno ci confrontiamo con un modello di perfezione virtuale che non esiste e che ci scoraggia. Lo sforzo per diventare perfetti è tale che non ci proviamo neanche.
Una tendenza controproducente per affrontare il tema che ci sta a cuore. Il cambiamento dei comportamenti individuali è fondamentale ma non può essere l’unica soluzione.
La diminuzione dell’impatto ambientale deve coinvolgere non solo i singoli ma anche le aziende. Tramite un’azione collettiva dobbiamo far sentire la nostra voce e impedire le istituzioni di continuare su questa strada. Non bisogna mai dimenticare che comprare o non comprare è il modo più efficace per esprimerci come un’unica voce.
Seguendo diverse blogger ho approfondito il tema plasticfree. La rete zero waste Italia fa un discorso molto chiaro sulla plastica: non ci dobbiamo fermare all’immagine o all’hashtag ma leggere anche le didascalie dei vari post. Non va demonizzata la plastica in sé, quella che serve per ragioni mediche né quella che può migliorare la vita di tutti i giorni.
Bisogna opporsi all’uso eccessivo e non idoneo di questo materiale soprattutto nel caso dell’usa e getta e a un modello economico che spinge a desiderare di più per trovare la felicità.
Quindi dopo una lunga riflessione, sono arrivata a una sorta di vademecum personale: continuerò ad impegnarmi per cambiare il mio modo di comprare partendo sempre delle domande: ne ho bisogno? Lo posso trovare di seconda mano?
E soprattutto vorrei smettere di sentirmi in colpa ogni volta che dimentico la borraccia a casa e che bevo in una bottiglia di plastica. Preferisco utilizzare queste energie per chiedere ad alta voce un’alternativa valida da parte delle aziende e dei commercianti, come il vuoto a rendere.
E nel mio lavoro per l’Alveare che dice Sì continuerò l’impegno con i produttori per diventare sempre più #plasticless senza fermarmi ad un hashtag.
Se volete seguire Aurélie e scoprire i primi passi per diventare zero waster cliccate qui. Se invece volete conoscere il suo Alveare cliccate qui.
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