Manifesto per un #plasticfreejuly che duri tutto l’anno

All’Alveare che dice Sì! da tempo discutiamo di come ridurre al minimo gli imballaggi. Ce lo chiedono i membri degli Alveari, e noi ne parliamo spesso insieme ai Gestori e con i produttori. Questi ultimi sono sicuramente i più implicati, e sono anche loro sempre più sensibili al tema. E meno male!

Attraverso ciò che acquistiamo noi esercitiamo un grande potere: scegliamo chi sostenere economicamente, ci prendiamo cura della nostra terra e di chi la abita. Complici la campagna #plasticfreejuly e campagne Instagram di successo come #svestilafrutta e #unrifiutoalgiorno, oggi parliamo di come possiamo fare, nel nostro piccolo, per far durare tutto l’anno la nostra sensibilità ecologica mentre facciamo la spesa.


1. Contro lo spreco di cibo

Quando facciamo la spesa spesso ci comportiamo come se fossimo alla vigilia di una catastrofe nucleare. Compriamo più di quanto realmente ci serve, allettati dalle confezioni risparmio o dalle offerte sottocosto. Così facendo, oltre a sostenere un modello di consumo che strozza chi produce e abbassa gli standard di produzione, riempiamo le nostre case di confezioni inutili e ci esponiamo al forte rischio di buttare il cibo. Vanificando ogni presunto risparmio. Rinunciare alla GDO e fare la spesa direttamente dal produttore significa comprare meno e meglio. Azzerando gli sprechi di cibo e gli imballaggi inutili.



La parola al Gestore: Il piacere di fare la spesa


2. L’intelligenza collettiva genera buone pratiche

L’Alveare che dice Sì! è una rete di produttori, consumatori e gestori d’Alveare (le persone che creano e curano gli Alveari). La trasparenza dell’intera filiera e il costante dialogo tra questi 3 attori ci assicura la ricerca dei i migliori prodotti (e per “migliori” intendiamo anche quelli che sono sostenibili e non sono conservati in contenitori di plastica). Alcuni produttori hanno smesso di usare imballaggi in plastica grazie all’insistenza e alla sensibilizzazione della rete.


© Roberta Imbrò


3. Pratichiamo il vuoto a rendere

I contenitori scelti dai produttori sono spesso riutilizzabili e gli yogurt, i succhi di frutta e le confetture sono conservate in barattoli di vetro e non di plastica. Sempre più di frequente i produttori praticano il vuoto a rendere: i contenitori possono essere restituiti e riutilizzati in azienda. Lo stesso vale per i contenitori delle uova: in alcuni Alveari, i consumatori li restituiscono per ridare loro una nuova vita. Possiamo migliorare in questo? Sicuramente! Ma ogni piccolo gesto può fare una grande differenza.


vuoto a rendere

© Le Chicche di Marisa, uno dei primi produttori dell’Alveare a introdurre il vuoto a rendere.


4. Frutta e verdura sfuse (o in borse e cassette a rendere)

I produttori di frutta e verdura amano la terra che li ospita e che ci regala i suoi migliori frutti in ogni stagione. La loro sensibilità, unita a quella dei membri degli Alveari, li sta spingendo a trovare soluzioni permanenti per ridurre gli imballaggi. I prodotti spesso vengono consegnati sfusi, e certo in un Alveare non troverete mai un broccolo imballato nel cellophane. Quasi tutti arriviamo a ritirare la nostra spesa con la shopper di tela o il carrellino, e quando questo manca i produttori ci prestano le loro cassette o ci consegnano la verdura nelle borse “a rendere”. Perché non importa quanto sia ecologica una melanzana a livello di produzione: acquistarla imballata nella plastica è una contraddizione, e mina il concetto di sostenibilità in agricoltura.


Alveare Bundalinda

Spesa nell’Alveare Bundalinda. © Roberta Imbrò


5. Stoviglie riutilizzabili (o biodegradabili)

Negli Alveari spesso si festeggia tutti insieme, o forse sarebbe meglio dire si pasteggia tutti insieme. Che sia nell’ufficio dell’Alveare madre, negli Alveritivi o nelle distribuzioni della spesa, noi mangiamo (e bene!) di continuo. Perché il nostro #plastifreejuly duri tutto l’anno, cerchiamo di farlo ogni volta che è possibile utilizzando stoviglie riutilizzabili o biodegradabili. In ufficio noi usiamo le nostre tazzine di ceramica per prendere il caffè, beviamo tutti l’acqua del rubinetto in bottiglia di vetro o borraccia e portiamo da casa fantastici pranzi in barattolo.


stoviglie biodegradabili

© Roberta Imbrò


Ma non ci fermiamo qui! Qualche gestore si sta infatti organizzando per metter su una stoviglioteca. Se non sapete cosa sia, o vi va di capire come crearne una, potete trovare molte informazioni utili su questo gruppo Facebook.


Insomma, aderire a campagne di sensibilizzazione come il #plasticfreejuly può certo aiutare, ma – al contrario della frutta e della verdura – ricordiamoci che la sensibilità ambientale non ha stagione!


 

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Riguardo a

Simona Cannataro

Calabrese trapiantata a Torino, studia e lavora nella comunicazione fino a quando la passione per il cibo buono non la porta dritta all’Alveare che dice Sì! Quando non si occupa di postare sui social e scrivere sul blog, viaggia in Vespa alla ricerca di nuovi posti dove andare a mangiare.

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