STRINGI LA MANO AL TUO PRODUTTORE: Silvia e la birra Agrilab

La nostra produttrice ci spiega cos’è la birra artigianale e perché dovremmo preferirla a quella industriale.

 

All’Alveare che dice sì andiamo pazzi per la birra.
E a quanto pare siamo in ottima compagnia; il consumo di birra in Italia cresce, infatti, di anno in anno.
Nel 2017 ha raggiunto i 19 milioni di ettolitri che equivalgono a 31,5 litri pro capite. Cheers!

Siamo ancora lontani dai consumi di altri paesi europei di più radicata tradizione brassicola (la Repubblica Ceca viaggia sui 143 litri pro capite) ma sono ormai un po’ di anni che anche noi ci difendiamo piuttosto bene.

Questo è sicuramente in buona parte dovuto al successo sempre crescente della birra artigianale: i microbirrifici proliferano ormai in tutte le regioni e così i produttori, che sono quasi sempre molto giovani e sempre più spesso donne.

E se c’è una cosa che all’Alveare adoriamo più della birra, quelli sono i nostri produttori locali: eccoci allora a parlare con Silvia Amidei, che rifornisce di bollicine (e non solo) alcuni nostri Alveari romani, e che a Campagnano di Roma gestisce con la sua famiglia l’azienda Agrilab – orto e birra.

Chi meglio di lei può darci una mano a capire che differenza c’è tra una birra artigianale e una comune birra da supermarket?

 

 

IL NOSTRO PRODUTTORE

Silvia ha venticinque anni, sorride in modo contagioso e produce birra dal 2014.

L’esordio è stata la Golden Smile, una Golden-ale da 5 gradi alla quale poco dopo si sono aggiunte la Red Kiss, la dAPAura e in ultimo la Primavera, una birra in stile belga ‘blanche’ con l’aggiunta di miele millefiori prodotto dalla loro azienda agricola (che a dirla tutta è la preferita di chi scrive).

Oggi Agrilab è a tutti gli effetti un birrificio artigianale, e da quest’anno Silvia ha anche iniziato a coltivare in azienda il luppolo: l’obiettivo è quello di arrivare a produrre una birra 100% made in Campagnano. Ad maiora!

La legge dice che la birra può dirsi artigianale, ci spiega Silvia, se è prodotta da piccoli birrifici indipendenti e non viene sottoposta a processi di pastorizzazione e microfiltrazione.
Inoltre, la produzione annua del piccolo birrificio indipendente non deve superare i 200.000 ettolitri (la media italiana si aggira intorno ai 600).

Sì, ma cosa vuol dire in fin dei conti artigianale?

GLI INGREDIENTI

Ciò che distingue una birra artigianale da una industriale è innanzitutto quello che c’è dentro: Silvia ci spiega che nella birra artigianale ci sono acqua (che varia da birrificio a birrificio e che per prima caratterizza la birra), malto d’orzo (anche se alcuni stili prevedono l’uso anche di altri malti, come quello di frumento nelle Weiss), e luppolo (i fiori vengono raccolti una volta l’anno e fatti essiccare, mentre nell’industria si utilizza l’estratto di luppolo per standardizzare il più possibile il prodotto).

L’ultimo ingrediente, non meno importante, è il lievito, responsabile della fermentazione che trasforma il mosto (acqua + malto + luppolo) in birra.

Il lievito viene scelto accuratamente dal birraio, a seconda del tipo di birra che vuole produrre, perché questi ne determina il sapore finale.

Non vi è venuta voglia di degustare?

IL PROCESSO PRODUTTIVO

Importantissime sono anche le differenze nei metodi di produzione: i tempi nel caso della birra artigianale sono nettamente più lunghi, dice Silvia, mentre l’industria standardizza al massimo il processo.

Si eliminano così tutte le possibili varianti tra birra e birra, che invece per un birraio sono determinanti.

Inoltre, nell’artigianale avviene un passaggio fondamentale che l’industria non fa, la “rifermentazione”: durante questa fase (che dura all’incirca 7 giorni a 20°C) la birra acquisisce anidride carbonica, quindi frizzantezza, mediante un processo naturale, anziché tramite l’introduzione meccanica di CO2 nelle bottiglie o nei fusti.

La birra artigianale è quindi non filtrata (il più delle volte), e non pastorizzata, ma rifermentata in bottiglia.

 

LE PROPRIETÀ

La birra artigianale è complessa: durante una degustazione se ne analizzano gli aspetti visivi, olfattivi e gustativi.

Alcune birre possono ad esempio presentare un colore scuro ma note fruttate e sapore di liquirizia, mentre una Pils a bassa fermentazione è beverina come l’acqua.

Inoltre, recenti studi stanno dimostrando gli effetti benefici della birra artigianale, che ha meno calorie di un bicchiere di vino e – se bevuta in quantità moderate – è indicata come reintegratore di sali minerali dopo l’attività sportiva; in più contiene il luppolo che è un antiossidante naturale.

Donne, Silvia e io vi aspettiamo in birreria!

 

IL KM0, QUELLO VERO

Ogni birra artigianale è un prodotto davvero speciale:
una creazione del birraio che combina le materie prime in una ricetta che sarà unica, anche solo per il fatto che verrà prodotta quel giorno, in quel preciso birrificio e con quell’acqua.

Inoltre, nella maggior parte dei casi la birra verrà venduta a pochi chilometri di distanza dallo stabilimento produttivo, spesso direttamente dal birraio, che è al tempo stesso titolare, produttore e venditore.

Così può capitare di andare in birreria e trovarsi seduti accanto al produttore della birra che si sta bevendo. Un rapporto diretto di filiera corta di quelli che piacciono tanto a noi.

Se anche tu sei dei nostri, stringi la mano al tuo birraio!

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Riguardo a

Simona Cannataro

Calabrese trapiantata a Torino, studia e lavora nella comunicazione fino a quando la passione per il cibo buono non la porta dritta all’Alveare che dice Sì! Quando non si occupa di postare sui social e scrivere sul blog, viaggia in Vespa alla ricerca di nuovi posti dove andare a mangiare.

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