Vivere in simbiosi con gli animali, la scelta coraggiosa della Fattoria La Marchigiana

“Per poter andare avanti dobbiamo guardare indietro” – questo è il motto della Fattoria La Marchigiana. Abbiamo intervistato Chiara Silvestri per approfondire il tema dell’allevamento sostenibile. Questa scelta, per lei e la sua famiglia, significa abbracciare i ritmi della natura, ridurre gli sprechi e non effettuare trattamenti chimici controllando l’intera filiera produttiva. 

Tra i vostri valori c’è l’idea di fondere il sapere delle tecniche moderne con le conoscenze della tradizione. Cosa significa questo per voi?

È semplice se hai un vissuto in campagna come è stato per noi, se da quando sei piccolo hai visto quello che facevano i nonni, i genitori. Mio padre faceva un altro lavoro, l’azienda agricola era più una passione che altro, ma ci siamo portati dietro le conoscenze di una volta, mio nonno era un norcino… Altre conoscenze le acquisisci sul campo, ma non puoi fare a meno di integrare le conoscenze moderne che sono ormai necessarie per andare avanti in campo agricolo, non puoi rimanere ancorato soltanto a dei saperi antichi. 

 

Immagino che anche le richieste rispetto al passato siano differenti, una volta si era più abituati ad aspettare. 

Sì, considera che oggi ti interfacci con un sistema di consumo che è completamente stravolto rispetto al passato. Anche il modello dell’Alveare è nato per sopperire ad una carenza di prodotti veri, originari. Veniamo da trent’anni di acquisti senza fare attenzione. Viviamo in un momento particolare in cui bisogna mettere in campo tante attenzioni e saperi, ma anche imprevisti, altrimenti non puoi farcela nel mercato d’oggi. 

 

Quali sono i principi chiave che vi guidano?

Prima di tutto la sostenibilità, e non te lo dico per seguire una moda.
Ci sentiamo un po’ “estremi” per il tipo di produzione che portiamo avanti, siamo una realtà di nicchia. Considera che nelle Marche siamo l’unica realtà che tiene le galline all’aperto in un ettaro senza capannoni, ricoveri di cemento ecc.
Da un punto di vista economico è una sfida persa, ma quello che ci muove davvero è la sostenibilità, essere in linea con i bisogni degli animali con cui noi viviamo.
Abbiamo scelto di tornare a vivere con gli animali notte e giorno, abitando nella fattoria, questo cambia tutto. È una scelta difficile, significa vivere un po’ lontani dal mondo, ma ci permette di essere in sintonia con il benessere degli animali. 

 

Quali sono i benefici per gli animali vivendo all’aperto, cosa cambia per loro e per l’ambiente?

Per quanto riguarda gli animali, per loro è davvero una riscoperta. Abbiamo difficoltà a trovare animali piccoli che siano nati all’aperto, devi rieducare l’animale a stare all’aperto, non è più abituato.
Noi ad esempio lavoriamo con un ragazzo che fa nascere la mucca marchigiana in montagna. Sono animali che non hanno mai visto una stalla, stanno in una recinzione ma vivono all’esterno. L’animale trae da questo un beneficio enorme vivendo e alimentandosi secondo natura.

 

Il fatto di aspettare, la ciclicità delle stagioni… È chiaramente tutto legato al benessere degli animali, il consumatore si è abituato a trovare sempre tutto?

Ci hanno abituato a trovare le zucchine tutto l’anno. Io mi arrabbio anche con chi mi chiede l’hamburger con le zucchine. Io dopo ottobre non le faccio più. Vale anche per gli arrotolati di carne ecc. Per questo ci considero “estremi”: è un discorso di coerenza. La zucchina ripiena me la chiedi a maggio! Qualcuno potrà pensare che sia stupida perché così non guadagno, ma se ci credi, ci credi! 

 

Nell’allevamento sostenibile, a differenza che con il metodo di produzione intensiva, come cambia, oltre che la qualità di vita degli animali, il prodotto? 

Cambia totalmente e ti posso fare degli esempi. Se tu lasci un pollo chiuso dentro un capannone, quel pollo crescerà in tempi più brevi di quello che vive all’aperto, sarà un pollo atrofizzato, macellato contro natura. Si tratta di un pollo sovralimentato con mangimi ricchi di grassi che ne hanno ammorbidito la carne creando un prodotto standardizzato.
Cambia tutto tra un pollo ruspante e uno industriale: dal gusto, alla tenacia della carne, alle caratteristiche organolettiche.
Stiamo facendo delle ricerche in collaborazione con l’istituto zooprofilattico sulle nostre uova per analizzare queste differenze che si notano nel gusto grazie alla nostra produzione. Sono sicura che l’analisi ci darà ragione dimostrando che si tratta di un prodotto con meno colesterolo e con più nutrienti. Sarò ancora più soddisfatta dopo il risultato! 

 

Voi quindi vi occupate di tutta la filiera produttiva? Dalla terra alla tavola. 

Esattamente. Noi siamo una fattoria a ciclo chiuso, produciamo tutta la totalità di quello che i nostri animali mangiano. Sono completamente sicura che il nostro è un prodotto sicuro, dormo sogni tranquilli! 

 

Una scelta come la vostra vi metterà di fronte a forti sfide e criticità…

Criticità enormi! Tutt’ora noi cerchiamo di gestirle con tutte le forze che abbiamo in campo. La sfida più ardua è quella con la natura: il mese scorso dei lupi hanno dimezzato il nostro gregge di pecore… Anche alcune epidemie, come la peste suina, ti limitano molto. Non usando antibiotici devi costruire doppie recinzioni per evitare contagi che possono avere origine dal contatto con altri animali. Bisogna usare accorgimenti particolari, per un’azienda piccola come la nostra diventa molto complicato e costoso.

Che rapporto avete con i clienti, come si confrontano con un modo diverso di consumare? Avete notato un interesse maggiore verso i temi della sostenibilità?

Ti posso dire che le persone sono anche felici di aspettare se possono mangiare un prodotto di qualità. Noi parliamo tanto in bottega, facciamo venire le persone in fattoria, in alcuni momenti possono visitare la nostra azienda e vedere da vicino il nostro modo di produzione.
Tramite la nostra pagina Facebook ci contattano molte giovani mamme che sono interessate a dare cibo sostenibile ai loro figli, anche per lo svezzamento.
Sono gli stessi pediatri che sempre più spesso, per lo svezzamento, si mettono in contatto direttamente con i produttori. Questo dà la possibilità ai genitori di dare ai propri figli carne fresca o formaggi a latte crudo, credo tutto ciò abbia un valore inestimabile per la costruzione del gusto degli adulti.
In generale, si sta diffondendo il messaggio che bisogna consumare meno, e in questo modo, anche senza spendere una follia, puoi mangiare bene. 

 

Dunque è diventato anche tutto più accessibile! Mentre, che obiettivi avete per il futuro?

Sicuramente vorremmo consolidarci come azienda. Ci piacerebbe creare una rete con aziende simili alla nostra, con cui condividere i valori. E inoltre, dato che ho una formazione nella didattica vorremmo continuare il nostro progetto di fattoria didattica che è nato tre anni fa in pieno COVID. Questo è sicuramente un grande obiettivo per noi, ci piacerebbe lavorare anche con i piccoli, diffondere più conoscenza alimentare.  

 

Che messaggio daresti a chi vuole sostenere questo modo di produzione?

Ci vuole davvero una rivoluzione dall’interno, che deve necessariamente partire da chi produce direttamente, non saprei cosa consigliare, è un percorso difficile!
Mentre verso i clienti direi di essere sempre curiosi nei confronti del cibo, di provare le produzioni sostenibili di aziende come la nostra. 

 

Grazie per l’intervista, è stato un interessante viaggio alla scoperta di un modo di produrre molto diverso dal solito!

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