Come sappiamo, l’emergenza di questi mesi è stata qualcosa di totalmente inaspettato e imprevedibile, e ha messo a dura prova tutto il Paese. Non da ultimo, il lockdown ha messo in difficoltà anche noi, e gestire un Alveare è diventato un compito sì essenziale, ma non certo semplice.
Di fronte alla crisi nessun Gestore d’Alveare è rimasto con le mani in mano. Oggi siamo qui a raccontarvi che sì, è possibile rispondere alle difficoltà, ed è possibile non solo creare ma addirittura aumentare quel senso di comunità che ha da sempre caratterizzato i nostri Alveari di tutta Italia. Sentiamo allora attraverso le parole di alcuni di loro cosa vuol dire gestire un Alveare durante il lockdown.
La prima storia che vogliamo raccontarvi è quella di Doriana: il suo Alveare di Venaria è molto giovane. Il posto scelto per la distribuzione delle spese settimanali, proprio a causa della pandemia, ha chiuso i battenti e questo ha messo in difficoltà il suo Alveare.
Grazie a un gioco di squadra con alcuni produttori della zona, Doriana è riuscita a iniziare le consegne a domicilio, che hanno avuto un effetto positivo sull’intero benessere dell’Alveare, aumentandone le iscrizioni.
Come è riuscita Doriana a creare questa rete di contatti? Ci ha raccontato che è stato principalmente grazie al potere dei social, ma anche ai produttori che si sono resi subito disponibili alle consegne. Tra questi, Orto e Novità e la Cooperativa Fatto con Agricura.
Nel futuro, Doriana si aspetta di poter gestire il suo Alveare inaugurando finalmente il suo nuovo spazio, giusto al di fuori della Biblioteca comunale di Venaria (e noi speriamo con lei!).
La seconda storia che vogliamo raccontarvi è quella di Norma, che gestisce due Alveari, uno a Bodio Lomnago e uno a Sesto Calende.
Anche in questo caso la collaborazione con i contadini è stata cruciale. Norma ha infatti creato un nuovo modello di distribuzione, passando ad un tipo di logistica mai sperimentata prima.
Il sostegno è arrivato anche grazie ai social. Sono numerosi i messaggi di sostegno e ringraziamento ricevuti sui gruppi di Facebook e sulla posta dell’Alveare: ciò testimonia che non arrendersi in questa situazione, nonostante il duro lavoro, è qualcosa che verrà sempre apprezzato e ripagato.
Quando l’emergenza del Coronavirus è iniziata, Cristina si trovava a Londra. La prima soluzione che è riuscita a trovare per i suoi due Alveari di Brugherio e Monza, insieme ai produttori, è stata quella di un servizio drive-in. Quest’ultimo si è dovuto fermare a causa del lockdown dell’8 marzo, che ha visto chiudere il locale d’appoggio del suo Alveare.
Dopo qualche momento di incertezza, Cristina ha deciso di prendere coraggio e rispondere alla situazione. La distribuzione è stata spostata in una fattoria di proprietà della sua famiglia. Qui, di nuovo è stata sostenuta da quelli che lei chiama “clienti della pandemia”. Essi le hanno dato il sostegno necessario per mantenere il tutto in sicurezza e affrontare l’ulteriore sfida del caldo in arrivo.
Silvia, che gestisce un Alveare a Firenze Campo di Marte, descrive come “travolgente” l’esperienza dovuta alla quarantena. È riuscita, grazie al suo quartiere, a distribuire in sicurezza e a potenziare le consegne a domicilio (rigorosamente in bici, per rispettare l’ambiente!)
Nel suo caso, le vendite sono quadruplicate, ogni settimana raggiunge il sold out in poche ore, grazie alla comunità particolarmente attiva nel suo quartiere.
Inoltre, un’altra bellissima iniziativa portata avanti dal suo e da altri Alveari di Firenze è stata quella della spesa solidale; la rete solidale di Campo di Marte è infatti presente dal 1999, ed è un modo per dare una mano a quelle persone che soprattutto in questo periodo si trovano in maggiore difficoltà.
Tuttavia, anche Silvia spera, per il futuro, di tornare ad una vita il più possibile simile a quella precedente, così da poter ricreare quell’atmosfera conviviale tipica degli Alveari, e permettere ai clienti di incontrare direttamente i produttori.
Anche Marina ha visto chiudere la sede che ospitava le distribuzioni del suo Alveare di Saronno. Tuttavia, non volendo rinunciare a portare cibo buono nelle case delle persone, anche lei si è rimboccata le maniche. Ha preso in prestito qualche cassetta dai produttori, ha comprato qualche scaffale, e infine due gazebi, allestendo le sue distribuzioni nel giardino di casa sua.
Da qui Marina ha iniziato le consegne a domicilio, in tutto rispetto delle norme igieniche (guanti, igienizzante e mascherine sono immancabili), accettando compromessi e affrontando tutti gli imprevisti. Tra questi, in particolare, la resistenza dei gazebi agli agenti atmosferici, come pioggia e vento.
Tutti questi sono casi che dimostrano come, grazie a collaborazione, sostegno e un pizzico di creatività, gli Alveari abbiano ancora una volta dimostrato di essere una rete forte, unita e pronta ad aiutare il prossimo.
Ancora non sappiamo come e in che modo si evolverà la situazione, ma state certi che, anche in quel caso, ci faremo trovare pronti!
Sullo stesso tema:
La parola al Gestore: Un Alveare per l’integrazione sociale
La parola al Gestore: Il piacere di fare la spesa
Se ti piacciono i nostri articoli, clicca like sulla nostra pagina Facebook e per scoprire l'Alveare che dice Si! visita il nostro sito web
commenti