Biodiversità: il declino degli insetti in Europa, un campanello d’allarme globale

La realtà è inequivocabile, sia in Europa che a livello mondiale: le popolazioni di insetti stanno sempre più diminuendo. La causa principale? L’agricoltura intensiva e l’uso massiccio di prodotti chimici che decimano intere colonie. Le conseguenze sono gravi e incalcolabili, a cominciare dalla messa in pericolo del nostro intero sistema alimentare.

In un’indifferenza quasi generale, si moltiplicano gli studi che documentano un declino massiccio degli insetti, non solo in Europa ma nel resto del mondo. Tra il 2004 e il 2022, nel Regno Unito, centinaia di automobilisti hanno partecipato a un progetto installando un piccolo schermo accanto alla loro targa per contare gli insetti che vi si schiantavano contro. Pubblicato nel 2022, questo studio di “scienza partecipativa”, condotto dal professor Laurence Ball e coordinato dalle organizzazioni di conservazione Kent Wildlife Trust e Buglife, ha rivelato un crollo del 63,7% degli impatti di insetti nel periodo osservato.

Immagine di Bugs Matter

Lo stesso scenario emerge in Danimarca, dove il biologo Anders Moller, nella sua analisi pubblicata nel 2019 su Ecology and Evolution, ha evidenziato un calo dell’80% delle collisioni con insetti tra il 1997 e il 2017. Le serate estive, un tempo animate dal luccichio delle lucciole, ora sono spesso silenziose. E le grandi sciamature di maggiolini? Un ricordo del passato.

Numerosi altri studi europei confermano questi dati. Il più celebre proviene dalla Germania, condotto dal biologo Caspar Hallmann. I risultati, apparsi sulla rivista PLoS One, hanno mostrato una diminuzione media del 76% della biomassa di insetti volanti tra il 1989 e il 2016. Questo studio è stato il primo di una lunga serie a puntare il dito sul preoccupante crollo degli invertebrati negli ambienti agricoli, con proporzioni davvero allarmanti.

Esempi di utilizzo di una trappola Malaise
Questa immagine mostra l’impiego di una trappola Malaise in due diverse tipologie di habitat (gruppo 1, sezione A, e gruppo 2, sezione B) all’interno di aree protette nella Germania occidentale. I dati provengono da uno studio pubblicato sulla rivista PLoS One.
La trappola Malaise è uno strumento di cattura passiva ampiamente utilizzato nella ricerca scientifica, in particolare per realizzare inventari di biodiversità degli insetti.

Declino sistemico in Europa

Anche in Francia, nella zona-laboratorio Plaine & Val-de-Sèvres – un’area di 450 chilometri quadrati dove ricercatori del CNRS, dell’INRAE (Istituto Nazionale di Ricerca per l’Agricoltura, l’Alimentazione e l’Ambiente) e dell’Università di La Rochelle studiano le complesse relazioni tra ecosistemi e pratiche agricole – i dati sulle catture di carabidi (Poecilus cupreus), un tipo di coleottero, sono stati compilati dalla metà degli anni ’90. “A differenza dello studio tedesco, che si concentra sugli insetti volanti, i carabidi si muovono quasi esclusivamente a terra. (…) Per i carabidi, abbiamo registrato declini simili, nell’ordine del 75-80% in venticinque anni. In particolare, la specie più abbondante, Poecilus cupreus, ha perso il 75% della sua abbondanza nella Zona Studio“, spiega il biologo ed ecologo Vincent Bretagnolle (CNRS).

Carabide Poecilus cupreus

Insetti: pilastri del nostro sistema alimentare

Se gli insetti dovessero scomparire, anche la nostra specie sarebbe a rischio. La produzione agricola e, di conseguenza la nostra alimentazione, dipendono strettamente dalla loro presenza. La loro azione nella riproduzione delle piante li rende un anello indispensabile della catena alimentare umana. Per Dave Goulson, esperto inglese di api, bombi e farfalle, un mondo senza insetti sarebbe un mondo invivibile per noi esseri umani. “Semplicemente non possiamo vivere senza di loro“, afferma nel suo libro Terra silenziosa – Prevenire l’estinzione degli insetti.

Due foto pubblicate al negozio Whole Foods Market, tempio del consumo biologico e locale negli Stati Uniti. Sopra, gli scaffali di oggi; sotto, quelli di domani se le api dovessero sparire.

Gli impollinatori, trasferendo il polline tra le piante da fiore, svolgono un ruolo cruciale nella produzione alimentare e nella sussistenza delle popolazioni. Si stima che tra il 60% e l’80% delle specie di piante coltivate dipenda, almeno in parte, dagli impollinatori per la produzione di semi e frutti. Questo rappresenta circa il 35% della produzione alimentare mondiale. L’impollinazione è un servizio ecosistemico di importanza capitale, che va assolutamente preservato.

Ma non sono solo gli impollinatori. Anche le altre famiglie di insetti svolgono ruoli chiave per l’agricoltura e l’alimentazione. Sono strettamente coinvolte nella decomposizione delle materie organiche – foglie, legno, carcasse animali ed escrementi – un lavoro vitale che ricicla i nutrienti, rendendoli nuovamente disponibili per le piante.

Il vero colpevole: l’agro-chimica

È vero che gli insetti possono essere parassiti delle colture, limitando i raccolti, specialmente nei grandi campi coltivati. Tuttavia, la loro regolazione biologica da parte di altri insetti “ausiliari” o ragni può essere migliorata con pratiche agricole e sistemazioni paesaggistiche appropriate, non con l’uso intensivo di prodotti chimici, come facciamo da decenni. E qui sta il problema! “Anche se non ci sono studi precisi, gli scienziati concordano nel collegare questa spaventosa diminuzione delle popolazioni di insetti all’uso massiccio di pesticidi, soprattutto gli erbicidi, perché eliminano la flora spontanea, la prima fonte di cibo per gli insetti“, prosegue Vincent Bretagnolle.

Già nel 1962, Rachel Carson, biologa marina ed ecologa americana, denunciava gli effetti dei pesticidi sull’ambiente. Nel suo saggio Primavera Silenziosa, lanciava un accorato allarme sulla fragilità della vita e sulla necessità di proteggere il pianeta. Eppure, sessant’anni dopo, dobbiamo constatare che, nonostante gli sforzi degli scienziati per sensibilizzare, i nostri comportamenti continuano a distruggere la biodiversità. “L’uomo fa parte della natura e la sua guerra contro la natura è fatalmente una guerra contro se stesso“, ammoniva…

Il tempo stringe, ma le popolazioni di insetti hanno una straordinaria capacità di recupero. Non è troppo tardi e le soluzioni sono a portata di mano. “La natura è molto resiliente quando si allenta la pressione; a meno di scomparse irreversibili, gli ecosistemi riprendono a funzionare. Ma più si tarda, più la strada sarà in salita“, conclude Vincent Bretagnolle, aggiungendo: “È necessario ridurre drasticamente l’uso massiccio di pesticidi, ma anche fermare la distruzione delle praterie permanenti e porre fine all’artificializzazione dei terreni“. Niente che non sappiamo già. Eppure…

Autrice: Jill Cousin

Foto di copertina: Produttore di miele in Spagna (Miel Benaigues), installazione di arnie.

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