Che fine faranno associazioni, cooperative, piccoli produttori, rifugi a gestione famigliare? Che fine faranno tutte le startup e le piccole imprese che sono state fondate sull’idea di un turismo sostenibile fuori dagli schemi tradizionali?
È questa la domanda che abbiamo posto a Pauline Nava, fondatrice di Agricamper Italia. Spinta dalla sua grande passione per i viaggi, per le avventure in Van alla scoperta di mille paesaggi naturali, Pauline 2 anni fa ha deciso di portare in Italia un progetto che in Francia esisteva già da tempo con la “Formule Invitations” di France Passion.
Mangio bio da quando sono nata e amo fare viaggi in campeggi non troppo affollati e neanche in posti totalmente isolati. Amo la semplicità dei sapori e delle tradizioni locali. Amo la storia delle nostre regioni italiane che spesso viene poco valorizzata nel turismo di massa e convenzionale.
Sono questi i tre pilastri su cui si fonda l’idea di un turismo sostenibile e su cui si basa Agricamper Italia. I camperisti avranno la possibilità di entrare in stretto contatto con aziende agricole, fattorie ed agriturismi su tutto il territorio nazionale. Di assaporare le bellezze di questi luoghi, dei loro prodotti tipici. Di condividere un’esperienza del tutto personale, che privilegia il territorio locale e la sua storia.
La pandemia e l’emergenza in corso hanno portato tutto il mondo delle piccole realtà improntate sul turismo sostenibile e rurale a dover fronteggiare gravi difficoltà, dato il poco capitale a disposizione.
Agricamper Italia, come molte altre realtà, è stata inghiottita dalla grande ondata del Covid-19. Ecco cosa ci dice a proposito Pauline:
Siamo partiti a inizio marzo quando l’emergenza era già in atto. Le adesioni hanno iniziato subito a scarseggiare e siamo stati costretti a mettere tutto quanto in pausa. Speriamo di tornare presto operativi per poter diffondere questo progetto che potrebbe risultare la soluzione migliore contrapposta a tutto ciò che è di massa, ormai da evitare.
In linea con il pensiero della giovane imprenditrice francese c’è Amodo, l’alleanza di Associazioni che collaborano per la crescita della mobilità dolce in Italia. Recentemente hanno inviato un appello al Presidente del Consiglio con 11 proposte che sottolineano l’importanza per queste realtà di continuare ad esistere e di essere sostenute.
Spieghiamo come la mobilità a piedi ed in bicicletta, le ferrovie turistiche, la natura ed i piccoli borghi, il turismo lento tra le bellezze d’Italia siano la soluzione per far ripartire il turismo, l’accoglienza locale, la fruizione della natura in tempi di distanziamento sociale. Da una crisi può nascere un’autentica opportunità.
“Quali sono i tuoi progetti e i tuoi obiettivi per il futuro?” È stata l’ultima domanda che abbiamo deciso di porre alla fondatrice di Agricamper Italia.
Sicuramente il mio più grande obiettivo è quello di sviluppare ed aumentare le strutture ospitanti che fanno parte della mia piattaforma”. Al momento sono circa 120 le strutture che hanno aderito a questo progetto.
E alcune di loro, come ci ha raccontato Pauline, sono realtà che fanno parte della rete dei nostri Alveari.
Uno sguardo di speranza per un futuro che possa portare a promuovere idee giovani, fresche e sostenibili come Agricamper Italia: la combinazione vincente tra la salvaguardia del “made in Italy” e l’originalità, l’innovazione e l’unicità delle startup e delle communities emergenti. Che, come noi, non vedono l’ora di poter ripartire all’insegna della sostenibilità.
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