La tendenza del cocco: quanto etiche sono le tue abitudini?

Il cocco è una delle tendenze più calde dell’estate: lo si può trovare dappertutto, dai formaggi alle creme, dai cosmetici ai prodotti per la pulizia. Ma può il nostro amore per il gusto tropicale essere anche etico e sostenibile?


Una rapida occhiata agli scaffali del supermercato ed è evidente come tutti siamo diventati pazzi per il cocco. I corridoi sono stipati di yogurt, formaggi, gelati e latte a base di cocco (in parte la loro presenza è causata dall’enorme popolarità delle diete prive di latticini, paleo e simili).

Insomma, il cocco è ormai un “must-have”: è buono, risolve tutti i mali ed è anche istantaneamente instagrammabile.


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Ma per tutti coloro che non vivono vicino a una palma, questo è un ingrediente buono e sostenibile?
E i coltivatori di cocco? Dato che gran parte del loro raccolto sta finendo nei nostri prodotti, ci sono modi positivi che abbiamo per sostenerli?



Problema principale

I principali paesi produttori di cocco sono Brasile, Indonesia, India, Filippine, Sri Lanka e Thailandia. Secondo la rivista Ethical Consumer, la maggior parte delle noci di cocco certificate dal commercio equo e solidale provengono attualmente da piccoli agricoltori (che possiedono meno di un ettaro di terra) nelle Filippine, dove circa il 60% degli agricoltori vive in povertà.

Una media di acqua di cocco monodose si vende per circa $ 1,50 negli Stati Uniti, secondo Fair Trade USA, eppure gli agricoltori ricevono circa 0,11-0,20 dollari per noce e gli agricoltori di cocco guadagnano in media circa un dollaro al giorno, secondo Oxfam.


Lavoro minorile e benessere degli animali

Individui, famiglie e intere comunità che lavorano nell’industria del cocco vivono in povertà. In alcuni casi, i bambini dei lavoratori delle fabbriche di cocco non sono in grado di andare a scuola perché i genitori non possono permettersi di mandarceli. Alcuni di loro lavorano nelle fattorie, e ciò significa che le noci di cocco utilizzare nei prodotti potrebbero essere state prodotte praticando il lavoro minorile.

Ci sono anche da considerare questioni relative al benessere degli animali. In alcune regioni di coltivazione della noce di cocco, le scimmie vengono allevate ed addestrate per raccoglierle e sembra siano tenute al guinzaglio e maltrattate mentre si arrampicano.


Impatto ambientale

Le pratiche dannose di deforestazione legate alla produzione di olio di palma non sono realmente associate all’industria del cocco. Ciò non significa, tuttavia, che non vi sia alcun impatto ambientale. Uno dei problemi è che la noce di cocco viene principalmente coltivata come monocoltura e ciò conduce a una grossa perdita di biodiversità.


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Può anche essere insostenibile e rischioso per gli agricoltori. Ad esempio, nel 2013, una potente tempesta, il tifone Haiyan, ha colpito le Filippine e si stima che 33 milioni di alberi di cocco, su 295.191 ettari di terreno, siano stati danneggiati, mettendo a rischio la vita degli agricoltori, dice Oxfam. In generale, poiché alcuni allevatori di cocco sono mal pagati, è anche impossibile per loro sostenere un raccolto e sostituire e rinnovare gli alberi per raccolti più sani e produttivi.


Cosa possiamo fare noi a riguardo?

Ci sono molti prodotti eccellenti che usano noci di cocco e che sono commercializzati in modo etico. Ad esempio, il latte di cocco di Probios lavora con cooperative in Sri Lanka, i prodotti di cocco Tiana portano il marchio del commercio equo e solidale e i prodotti di Lucy Bee sono certificati dalla Fair Trade Sustainability Alliance.

Quindi, la prima cosa da fare è scegliere con cura ciò che acquistiamo.


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Un controllo online è un modo veloce e pratico per farlo: le aziende con buoni standard etici tipicamente rendono tali informazioni disponibili sui loro siti.

Ad esempio, Lucy Bee lavora con gli agricoltori che sono pagati in modo equo e che quindi beneficiano ulteriormente dei progetti di sviluppo della comunità. Un ottimo punto di partenza per orientarsi nell’acquisto di olio di cocco è questo utile articolo di AmbienteBio. 


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Le cose buone costano spesso di più. Questo ha senso se esiste anche uno schema etico equamente negoziato in modo che i soldi vengano giustamente ripartiti lungo la filiera. E insieme, spendere di più per comprare un prodotto giusto farà sì che non lo useremo senza criterio. E questo, per noi, è un valore di per sé.


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