Etichette alimentari: come leggerle e capirle

Comprando al supermercato o nel negozio sotto casa, ci imbattiamo spesso in prodotti che possono sembrare “buoni” ma in realtà nascondono delle insidie. Vi dicono qualcosa le diciture “solo il 3% di grassi” , “nessun zucchero aggiunto” oppure “prodotto naturale”?
Spesso queste diciture campeggiano in grassetto sulle etichette e per la fretta o semplice fiducia ci soffermiamo su questi aspetti per valutare il prodotto che stiamo acquistando, ma cosa si nasconde sotto queste etichette ingannevoli? L’unico modo per scoprirlo è saper leggere ed interpretare in modo corretto le etichette alimentari in modo da comprendere la composizione di ogni alimento.

Qualche premessa…

Dal 13 Dicembre 2014 è stato introdotto il nuovo regolamento della Commissione europea 1169/2011 che permette una lettura più facile dell’etichetta alimentare. Questa legge è stato uno dei primi passi verso una più facile leggibilità delle etichette, ma in questo articolo parleremo soprattutto di come leggere e riconoscere dagli ingredienti un buon prodotto e perché evitare alcune diciture purtroppo ricorrenti.

Come riconoscere un’etichetta ingannevole?

Le etichette possono essere ingannevoli per milioni di motivi e la legge penalizza questo genere di pubblicità. Non si può infatti attribuire ad un prodotto, ad esempio, una proprietà che in effetti non possiede oppure esaltare una proprietà comune a tutti gli altri prodotti dello stesso settore (ad esempio il formaggio che “contiene calcio”) ma quello su cui vogliamo concentrarci è l’utilizzo di parole che possono fuorviare il consumatore. Ecco qualche esempio:

100% Italiano
Abbiamo già parlato del fenomeno dell’ Italian sounding poco tempo fa e l’argomento continua ad essere scottante soprattutto dopo il servizio delle Iene , fate attenzione a tutti gli alimenti che recano sull’etichetta la dicitura 100% Italiano: per portare a testa alta questo titolo, dovreste controllare che effettivamente la produzione sia solo italiana, ma purtroppo non si può andare a spulciare ogni piccola materia prima… In Italia esiste un vuoto legislativo ed ancora adesso non si può controllare la totale provenienza di tutti gli ingredienti…

Naturale
La dicitura “Naturale” non può venire utilizzata se non per sottolineare che la valenza nutrizionale del prodotto deriva dalle caratteristiche proprie del prodotto stesso (ad esempio: “naturalmente ricco di Omega 3”)

Tradizionale
La dicitura “tradizionale” si può applicare se vengono utilizzati Prodotti Agroalimentari Tradizionali , come riporta l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, “vengono definiti PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali) i prodotti agroalimentari e agricoli destinati all’alimentazione umana, caratteristici di un territorio e legati alle produzioni tradizionali locali“.
Quindi se nell’etichetta del vostro prodotto non compaiono prodotti caratterizzati da metodiche di lavorazione, conservazione, stagionatura consolidate sul territorio da almeno 25 anni, il prodotto in questione non può essere considerato Tradizionale.

Occhio all’ordine degli ingredienti!

Un altro fatto che spesso viene sottovalutato è l’ordine degli ingredienti nelle etichette.
Se un ingrediente è inserito per primo, vuol dire che la sua percentuale all’interno del prodotto è alta. Bisogna però fare i conti con la matematica ed anche con la differente denominazione di alcuni ingredienti ce potrebbero essere potenzialmente dannosi per la nostra salute. Un esempio potrebbe essere quello dello zucchero:
saccarosio, glucosio, lattosio, maltosio, fruttosio, destrosio, sciroppo di glucosio o semplicemente il miele, sono tutti zuccheri ed alcune volte sono inseriti in percentuali diverse per “distrarre” il consumatore, fate quindi qualche calcolo prima di acquistare!

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Riguardo a

Claudia Bonato

Diplomata in Grafica Pubblicitaria, mette per poco da parte il lato artistico per dedicarsi anima e corpo ai codici di programmazione. Si occupa dell'Assistenza Tecnica del sito alvearechedicesi.it e gestisce l'Alveare di Cuorgnè. Devota del movimento Zero Waste passa intere giornate a cercare di capire come salvare il mondo. http://www.alvearechedicesi.it

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