Mangiamo preconcetti: gli stereotipi di genere in cucina

Gli stereotipi di genere non ci piacciono mai, e nemmeno in cucina! E se pensate che il sessismo nel mondo del cibo non esista, vuol dire che non vi è capitato di vedervi servire l’acqua quando avevate ordinato la birra, solo perché voi siete una donna e il vostro commensale (magari astemio) un uomo.  Oppure: “agli uomini piace la carne e alle donne l’insalata”, un grande classico. Nel suo ultimo libro, “Steaksisme”, la scrittrice Nora Bouazzouni affronta il tema del sessismo correlato al cibo. 


Cibo e sessismo


Perché ha scelto questo tema dopo il tuo primo libro “Faiminisme”?

Nora Bouazzouni: Nel mio primo libro ho raccontato come il sistema agroalimentare ha influito sull’oppressione delle donne, attraverso l’agricoltura e la cucina. Non ho però affrontato una questione molto importante: quella delle rappresentazioni e degli standard alimentari e di come le donne siano costrette ad affrontare dei diffusi stereotipi da cucina. Mangiare è un’azione talmente naturale che normalmente non ci viene da pensarci su e se lo facciamo, non succede sempre in maniera consapevole. Proviamo ad osservare alcune abitudini sociali diffuse. Per esempio, io personalmente guardo molta TV e noto che nelle pubblicità la situazione non è cambiata molto dagli anni ’70: gli uomini mangiano carne e le donne yogurt. Il mio obiettivo era capire se queste immagini sono la rappresentazione di come siamo abituati a mangiare. E la risposta è sì.


Lei spiega questo con il fatto che noi agiamo in base a ciò che ci si aspetta da noi, anche nella scelta dei menù…

Immaginiamo di essere a pranzo con dei colleghi di lavoro, per una riunione d’affari. Se decidessimo di ordinare una bevanda alcolica, questa ci farebbe sembrare “quelli che bevono a pranzo”; sappiamo anche che se scegliessimo di mangiare il pesce piuttosto che consumare un piatto di  patatine fritte con le mani, questo ci farebbe apparire più raffinati agli occhi degli altri. Tutto ciò che ordiniamo e mangiamo fa parte di una performance: adottiamo il comportamento che gli altri si aspettano da noi e che consideriamo adatto a noi stessi. Allo stesso modo si spiega la questione uomo/donna. Ognuno gioca il proprio ruolo a seconda della propria costruzione storica, sociale e culturale. E per essere accettati dai propri pari, è comodo rispondere agli stereotipi: la società si aspetta che una donna sia gentile e materna, che rimanga discreta, che non sia troppo supponente, che mangi con delicatezza, che curi la sua figura per rimanere desiderabile. Negli uomini, invece, si apprezza l’appetito e l’abbondanza. Devono mostrare forza, autonomia e virilità, immagine a cui è idealmente associata la carne.


Stereotipi da cucina


Ma gli uomini hanno davvero bisogno di così tante proteine o carne in più rispetto alle donne?

Uno dei classici stereotipi da cucina è che l’uomo necessiti di mangiare di più della donna. La verità?A parità di attività fisica, peso e altezza, il numero raccomandato di calorie al giorno differisce tra uomini e donne di sole 500 calorie, ovvero l’equivalente di un croissant… L’idea che gli uomini debbano mangiare di più non è basato su studi scientifici: si tratta semplicemente di una questione di immaginario collettivo. Questo è ciò che ci porta a servire con abbondanza i ragazzi a tavola e a limitare le ragazze in fatto di assunzione di cibo, che imparano molto presto che devono “limitarsi”, portando a relazioni complicate con il cibo per tutta la vita. Un’altra fonte di peso mentale è che le donne sono considerate le responsabili del mantenimento in salute della famiglia, con tutto ciò che questo implica. Più dell’80% delle donne nelle coppie eterosessuali in Francia gestisce appunto la composizione del menu settimanale e la sua preparazione in cucina, sforzandosi di accontentare le preferenze di ogni membro della famiglia.

<<Con un frullato detox, ingoio anche l’idea che pulisca il mio corpo. Quando mangio carne, non sto integrando solo proteine, ma anche muscoli, forza, virilità.>>


Ci sono molte credenze legate al cibo: può spiegare il concetto di “pensiero magico”?

È l’idea secondo la quale mangiando un certo alimento, inglobiamo in noi anche le sue proprietà e virtù. Con un frullato “detox”, ingoio anche l’idea che pulisca il mio corpo. Quando mangio carne, non incorporo solo proteine, ma anche muscoli, forza, virilità. Non incorporiamo solo calorie, ma anche idee e preconcetti. Certi alimenti hanno una connotazione morale di buono o cattivo. Il termine “sano”, per esempio, è una moralizzazione del cibo che mangiamo. Questo sistema di pensiero ha effetti deleteri poiché implica che mangiare “malsano” rende una persona malsana. Questa è la base della gordofobia.


riso al latte

 


La pubblicità sfrutta questi preconcetti?

Di certo la pubblicità non ha inventato la gerarchia maschio/femmina, che esiste sin dall’antichità, ma capitalizza gli stereotipi da cucina (e non solo) e fa affidamento sulle credenze della gente, alimentandole. Uno yogurt sarà commercializzato in modo tale da etichettarlo come “sano e dimagrante” o “ricco di proteine ed energia” a seconda che sia venduto a una donna o a un uomo, nonostante magari abbia lo stesso valore energetico.

Seguendo la stessa logica, per convincere le donne a comprare il cioccolato – un alimento molto calorico – la pubblicità ha trovato una soluzione. Lo de-demonizza rendendolo un piacere sensuale, una fonte di appagamento: “Cedere alla tentazione”! Ma attenzione, cedere vuol dire aver commesso un peccato. Ciò che si deduce è che assaggiare il cioccolato non vi farà ingrassare, come ci assicura la donna molto magra che si gode il cioccolato sullo schermo, ma rimarrete colpevoli. Si può però rimediare mangiando meno a pranzo o dedicando un’ora allo sport. Quando invece la pubblicità dello stesso prodotto si rivolge agli uomini, fa appello al “leone” che sta nell’ascoltatore o a “Marte”, il dio della guerra. Gli stereotipi di genere sono fortemente radicati quindi anche in tutto ciò che riguarda il cibo e l’alimentazione, tanto che un uomo che diventa vegetariano risulta meno virile. Adottando una dieta che è connotata come “femminile”, subisce un’etichettatura di effeminatezza.

Se si pensa secondo i preconcetti sociali, le verdure vengono associate all’universo femminile, e quindi anche alla debolezza. Un uomo vegetariano sarebbe quindi meno uomo.

Il mito della virilità, sempre…


Questo articolo è tradotto dal francese: l’originale è qui

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