Pesticidi: rischi per la salute e differenze tra Italia e estero

Mangiare frutta e verdura è alla base di ogni dieta sana. Oggi però in commercio ci sono molti prodotti agricoli che sarebbe meglio evitare, a causa del loro carico occulto di veleni chimici (pesticidi).

E’ quindi molto importante sapere anche cosa escludere dalla nostra tavola per essere meno esposti ai rischi.

I residui dei pesticidi, infatti, sono pericolosi anche quando restano al di sotto dei limiti di legge.



Questo avviene a causa principalmente di due fenomeni: il bioaccumulo e l’effetto cocktail. 


Bioaccumulo

I bambini sono più vulnerabili ed esposti ai rischi tossici rispetto alle dosi definite accettabili per gli adulti, a causa del bioaccumulo. I residui di pesticidi non vengono smaltiti facilmente dal loro corpo e rimangono nei tessuti accumulandosi fino a raggiungere quantità nocive.


Effetto cocktail

L’azione combinata fra diversi tipi di pesticidi che il corpo incamera ogni giorno viene chiamata effetto cocktail. Gli effetti sinergici e l’interazione di veleni diversi non è stata ad oggi ancora studiata adeguatamente, anche perchè è praticamente impossibile da studiare.



Frutta e verdura locali e residui tossici

Circa il 50% della frutta e verdura italiana non presenta residui tossici. Occorre prestare attenzione all’altro 50%. Le agenzie dell’ARPA hanno scoperto per esempio che alcuni campioni di uva bianca della Sicilia contenevano ben 9 diversi residui di pesticidi, mentre campioni di pere della Campania ne contenevano 5. Dal Nord al Sud dell’Italia la situazione non cambia: un campione di vino del Friuli è risultato contenere 6 diversi residui chimici tossici. In un campione di insalata della stessa regione sono state trovate addirittura tracce di DDT. Nonostante siano passati decenni dalla sua messa al bando, alcuni terreni risultano ancora contaminati.



Diverse sostanze assunte insieme, seppur a piccole dosi e sotto i limiti stabiliti dalla legge, possono avere un effetto cancerogeno, perché gli agenti cancerogeni hanno la caratteristica peculiare di avere un effetto moltiplicativo. Quindi, una piccola dose di agenti può dare una somma tossicologica di 10, ma possono arrivare ad una somma cancerologica di 50. Negli Stati Uniti, per esempio, dopo cinque anni di studi sulla tossicità dei fitofarmaci – in cui sono stati censiti e analizzati 289 fitofarmaci dei quali si può trovare traccia negli alimenti, nell’acqua da bere o nell’aria – è stato verificato che 54 di queste sostanze erano agenti cancerogeni. Tra questi – sottolinea Soffritti – una lunga serie viene usata anche da noi: Benomil, Captafol, Paration e composti arsenicati.

(FONTE: Pesticidi nel piatto 2010, rapporto Legambiente)


pesticidi in agricoltura

Occhio alla provenienza

Conoscere la provenienza degli alimenti è quindi un’informazione di fondamentale importanza. Questo perché al prezzo più basso dei prodotti d’importazione corrispondono spesso un tipo e una quantità di veleni molto più pericolosi, anche perché nei Paesi extra UE sono ancora legali dei pesticidi vietati nella Unione Europea da molti anni, come ad esempio il DDT. Quest’ultimo, ad esempio, viene ancora ampiamente utilizzato in Agricoltura in Africa e Sud America. Questo è emerso fra l’altro dagli esami di laboratorio effettuati nel 2015 su frutta e verdura estera extra UE e divulgati dalla trasmissione Le Iene di Italia 1 nella puntata del 12 Marzo 2015.


Italia ed estero: diversi regimi di tolleranza sui pesticidi

Il motivo per cui il cibo d’importazione (in generale, non solo la frutta e la verdura) è a più alto rischio rispetto a quello nazionale ed europeo, risiede nel fatto che molti Paesi extra UE possiedono legislazioni molto arretrate per quanto concerne la sicurezza alimentare.

In Africa, Sud America, Cina, Pakistan, India, Corea e persino negli USA sono ancora consentiti centinaia di antiparassitari pericolosi come ad esempio il già citato DDT (Africa e Sud America). Tipici prodotti da agricoltura cinese nei supermercati italiani sono ad esempio le radici di zenzero e di curcuma, i legumi in scatola oppure i pinoli.



Pesticidi: i rischi per la salute

I pesticidi aumentano notevolmente il rischio di ammalarsi di cancro e di altre patologie. Nonostante questo le aziende produttrici continuano a venderli in tutti i Paesi dove ne è consentito l’uso. Uno dei pesticidi più diffusi in assoluto, legale anche in Europa, è il Clorpirifos. Questo è stato correlato con diversi disturbi neurologici.

L’esposizione delle mamme in gravidanza a vari tipi di erbicidi, attraverso la loro dieta, può comportare la nascita di bambini che hanno problemi di autismo e problemi di sviluppo degli organi genitali.


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I prodotti più trattati

Quali sono i prodotti che sono tipicamente più trattati con pesticidi e fitofarmaci? Sicuramente le insalate, le mele, le pesche, le fragole. Oltre a ciò vi sono alimenti a cui devono essere aggiunti dei conservanti e trattamenti, per evitare che deperiscano in quanto devono affrontare dei lunghi viaggi per arrivare sul nostro mercato (es. le banane). L’agronomo Giuseppe Messina ha così spiegato cosa accade quando ingeriamo questi veleni chimici: “i pesticidi colpiscono generalmente gli organi molli: fegato, pancreas, stomaco, intestino e milza, ma possono colpire anche la pelle o creare problemi di tipo respiratorio. Un singolo antiparassitario è sufficiente per scatenare diverse patologie, e siccome frutta e verdura ne contengono spesso diversi tipi assieme, possono creare una pericolosa sinergia”.



Ormoni della crescita nella frutta e verdura

Spesso nelle coltivazioni estere di frutta e verdura (e talvolta anche in quelle italiane) vengono utilizzati anche ormoni della crescita, che aumentano il rischio per il consumatore di ammalarsi di tumore, come spiega la dottoressa Renata Alleva, nutrizionista e ricercatrice all’università di Bologna. Gli ormoni della crescita, entrando nel nostro corpo attraverso il consumo degli alimenti sottoposti a trattamento di ormoni, mandano in confusione il nostro sistema ormonale, facendo aumentare la probabilità di sviluppare tumori.


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Stagionale è meglio

I rischi di assumere pesticidi nella dieta non sono legati solo al consumare prodotti che vengono dall’estero, ma anche al consumare frutta e verdura fuori stagione coltivata in serra, perchè la scelta di produrre industrialmente in serra implica l’impiego di una dose massiccia di prodotti antiparassitari. in quanto con questo metodo di produzione si va ad alterare in qualche modo il processo naturale di crescita dei prodotti. Le piante infatti, costrette a crescere al di fuori dei loro cicli biologici naturali, sono più deboli e per questo l’industria agroalimentare deve ricorrere all’impiego di massicce dosi di fitofarmaci (erbicidi, diserbanti, pesticidi ecc.)

Tutto questo per il capriccio di mangiare frutta e verdura fuori stagione (coltivata in serre) o che proviene da altre parti del mondo.


pesticidi in frutta e verdura

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I vantaggi nutrizionali di mangiare stagionale 

Sicuramente nei prodotti di stagione, non coltivati in serra, la presenza di vitamine e sostanze antiossidanti nel frutto è maggiore. Questo essenzialmente perchè in serra non c’è la luce naturale, che è il fattore più importante per l’arricchimento della frutta e della verdura in vitamine e antiossidanti.

Per correre meno rischi possibili quando si acquistano frutta e verdura è buona regola innanzitutto scegliere solo prodotti di stagione, di origine italiana e possibilmente messi nel circuito di vendita da agricoltori locali che producono con metodo biologico o con una attenzione particolare all’impiego di pochi trattamenti chimici sul terreno.



Vivere senza supermercato: spendere meno comprando meglio


L’acquisto di cibi di stagione rimane uno dei punti fermi di tutti quei modelli di consumo consapevole e soprattuto locale, come l’acquisto promosso dai Gruppi di Acquisto Solidale, dai mercatini dei piccoli produttori locali, da Alveare che dice Sì e da altri attori a difesa dello sviluppo del modello di agricoltura biologica e della filiera corta oggi presenti anche da noi in Italia.


 

 

 

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