Va da sé: andare a trovare i produttori è la parte più bella del lavorare per l’Alveare che dice Sì.
Quella in cui la contentezza della gita in campagna è amplificata dall’incontro con persone che hanno sempre qualcosa di bello e importante da dire.
Ed è così l’incontro con Ferdinando di Cascina Losetta, che a Pinerolo ha un allevamento avicolo free-range, un posto in cui gli animali sono felici. E si vede.
Si vede subito, sin dal mio arrivo in cascina, quando mi si para d’innanzi questo scenario: verde, montagne, un grande prato e tante oche al pascolo.
Subito mi accoglie Ferdinando, che mi apre le porte della cascina e inizia a raccontarmi la sua storia e il suo lavoro, con un orgoglio grande che traspare e si trasmette immediato.
Cascina Losetta nasce appena 3 anni e mezzo fa. Ferdinando e sua moglie prima facevamo tutt’altro. Lui veterinario, lei farmacista, poi per entrambi una carriera nell’industria farmaceutica. E a 50 anni, improvvisamente, sono stati licenziati.
Da una situazione di crisi, come qualche volta accade, è nata un’opportunità.
Con i contenziosi ottenuti dalle nostre aziende Ferdinando e Ileana hanno infatti deciso di reinventarsi una vita e di creare Cascina Losetta.
“Io essendo veterinario avevo già le competenze per farlo, ma ho fatto comunque dei viaggi studio, mi sono documentato sulle varie possibilità di impresa e ho deciso di optare per un allevamento avicolo free-range, molto diffuso in Germania e Inghilterra, ma ancora poco in Italia”, mi dice Ferdinando.
L’allevamento free-range è un allevamento all’aperto. Ma non solo.
Scegliere il free-range vuol dire prima di tutto mettere al centro di tutto il benessere animale.
Per aiutarci a capire la differenza, pensiamo già solo alla densità di galline a metro quadro. In un allevamento intensivo in gabbia si possono tenere fino a 18 galline al metro quadro (meno di un foglio A4 ad animale, per intenderci), negli allevamenti a terra 16: in edifici bui e senza stimoli, gli animali sono sottoposti a rapido accrescimento ed esposti a grandi stress e a diversi problemi di salute.
“Nel free-range le galline devono avere una densità di 1 gallina ogni 10 metri quadri all’aperto, e di 4 a metro quadro all’interno del pollaio. Sì, perché le galline infatti alla sera tornano al chiuso, per evitare i predatori e perché quella è la loro casa. Inoltre, a differenza del biologico gli spazi esterni devono essere inerbiti” spiega Ferdinando.
L’allevamento di Losetta è di 250 capi di avicoli, che vengono allevati al pascolo di erba durante la giornata, alimentati con granaglie ogm-free e farina di erba medica.
In Italia non c’è ancora la cultura del free range: non si fa soprattutto perché rispetto a un intensivo rende 10 volte meno economicamente.
E ad oggi sono solo 15 gli allevamenti free-range registrati in Italia.
Il pollaio di Cascina Losetta è davvero una grossa sorpresa. Innanzitutto perché, davvero e incredibilmente, non puzza.
Poi sì, è largo, arieggiato, non ci sono troppe galline e sono tutte sfacciatamente in salute, ma… di nuovo, quello che stupisce è che non c’è alcun cattivo odore.
E chi ha mai messo piede in un qualsiasi pollaio sa che è una cosa difficile da immaginare.
Interrogato su questo, Ferdinando mi illumina: “Nel pollaio non c’è puzza grazie a una lettiera permanente cui sono stati aggiunti degli enzimi che scindono l’urea in acqua e ammoniaca volatile. In più questa lettiera scalda d’inverno, si mantiene fresca d’estate ed è igienicamente perfetta, dato che non ci proliferano i microorganismi”.
Lo spazio è una grande stalla divisa in grandi pollai, con delle finestrelle aperte da cui magnifiche galline dalle piume lucenti possono andare facilmente nel bosco attraverso delle piccole scalette di legno.
Vanno, vengono, tornano sempre perché nel pollaio trovano il cibo.
Nel free-range non possono essere allevate razze selezionate per l’allevamento intensivo (ad accrescimento veloce e deposizione intensiva). Cascina Losetta alleva razze ad accrescimento lento, autoctone, come la Livornese, Bionda Piemontese, Big Rey, Rosso Rurale, che godono di ampi spazi di pascolo durante la giornata e vengono macellati non prima di 120 giorni, in modo da far raggiungere loro lentamente, come natura richiede, il peso e la consistenza ideale. “Razze così rustiche che – dice Ferdinando – hanno resistito quest’inverno anche a -14 gradi”.
Temperature che avrebbero ucciso qualsiasi (debole) gallina di razza intensiva.
Il cibo con cui vengono alimentati gli animali è un mix di tradizione e innovazione, come si dice delle migliori cucine gourmet.
Ebbene sì, perché a Cascina Losetta stanno provando a inserire nella dieta delle ovaiole del siero di latte di capra, il liquido di spurgo delle cagliate dei formaggi (che guarda caso gli viene fornito da un altro produttore dell’Alveare, ndr).
La ragione me la spiega Ferdinando: “Il siero di latte di capra è una integrazione proteica: rende l’uovo più cremoso, capace di incorporare molta più aria quando viene montato e gli dà un retrogusto mandorlato, oltre a proprietà organolettiche superiori. In Italia siamo solo in due a usarlo. E da poco abbiamo anche iniziato degli studi a sostegno di questa pratica in collaborazione con la Facoltà di Veterinaria dell’Università di Torino”.
Un pollo allevato da Cascina Losetta costa mediamente un po’ di più rispetto a quello del supermercato. Soprattutto per il fattore-tempo: “Il pollo che troviamo dal girarrosto (o polletto) ha mediamente 28 giorni di vita, quello del supermercato 54 giorni (e di solito non è neanche un maschio ma una femmina). Io per tirare su un pollo sano e che abbia delle caratteristiche organolettiche superiori (e su questo non ci sono dubbi) per protocollo non posso macellare prima dei 120 giorni di vita dell’animale. Esattamente il doppio del tempo. E in questo tempo devo dargli da mangiare (bene), fornirgli delle strutture adeguate… Anche lo spazio conta. In un capannone come il mio negli allevamenti intensivi vengono stipati anche ventimila polli, io nello stesso spazio tengo 250 animali”.
È naturale che ci sia una differenza.
Ferdinando mi ha fatto vedere ogni angolo della cascina, è stato paziente e meticoloso nelle spiegazioni e in più mi ha regalato sei uova che per me sono un vero tesoro, ora che ho visto dove e come vengono prodotte.
Io intanto quasi mi sento quasi in colpa per tutto il tempo che gli ho rubato e glielo dico pure, e la sua risposta è proprio di quelle che chi ama la piccola produzione locale non vede l’ora di sentire:
“Questo non è tempo rubato: quello che abbiamo fatto con te lo facciamo con qualsiasi cliente voglia venire a trovarci. La differenza tra questo allevamento e un altro è tutta qui: noi siamo felici e orgogliosi di mostrare come lavoriamo. E di spiegare perché un pollo non è solo un pollo, per permettere alle persone di scegliere consapevolmente cosa mangiare”.
Date retta a me: fissate anche voi presto la vostra gita in cascina, ne vale davvero la pena.
Se ti piacciono i nostri articoli, clicca like sulla nostra pagina Facebook e per scoprire l'Alveare che dice Si! visita il nostro sito web
Ma l’alveare vende questi polli?
Ciao Luciana, sì! Cascina Losetta è un produttore che rifornisce diversi Alveari 🙂