Sostanze tossiche: i cibi più contaminati e quelli più sicuri

Il problema dei cibi contaminati da sostanze tossiche è diventato negli ultimi anni di importanza fondamentale nell’agenda di associazioni ambientaliste, consumatori e politici.

L’industrializzazione dei processi produttivi, la meccanizzazione e le pratiche inquinanti del suolo e dei mari hanno portato ad una escalation di alimenti sul mercato con residui chimici indesiderati di vario genere (pesticidi, micotossine, metalli pesanti ecc.)



Per fortuna, parallelamente a tale preoccupante incremento di residui di sostanze tossiche, si registra anche un aumento delle aziende agricole che si convertono al metodo biologico e che riducono le pratiche agronomiche inquinanti a favore di altre più sostenibili.

Rimane comunque un problema di urgente risoluzione. La stragrande maggioranza degli alimenti, infatti, provengono ancora da produzioni convenzionali non biologiche dove l’impiego della chimica è massivo.


Come difendersi?

La strategia “difensiva” più efficace rimane sempre quella della maggiore conoscenza dei problemi sul cibo e di conseguenza l’aumento di consapevolezza nelle scelte di acquisto.

Se andando a fare la spesa le nostre conoscenze sono pari a zero, il rischio di esporsi a cibi non salutari sarà pari al 100%. Al contrario, se abbiamo già delle conoscenze tale rischio si ridurrà drasticamente.

Vediamo allora alcune categorie di alimenti più a rischio contaminazione da sostanze tossiche e altre più sicure per i nostri acquisti.


tè verde


Tè verde

(ma vale anche per il tè nero)

Il tè verde fa bene alla salute. A meno che non risulti contaminato da un mix di ben 21 differenti sostanze chimiche. Questo è infatti quanto emerso dall’ultimo Report di Legambiente “Stop pesticidi” del 2017 (scarica il Report qui), in cui diversi laboratori di analisi pubblici di varie Regioni italiane hanno analizzato numerosi prodotti alimentari di produzione sia italiana che estera.

Le piantagioni di tè si confermano – assieme a quelle di caffè e tabacco – quelle più contaminate in assoluto, dove l’uso di antiparassitari e anticrittogamici è altissimo. Va sottolineato che i campioni analizzati da questi laboratori sono stati in totale 9608 e tutti da agricoltura convenzionale (non biologica).

L’analisi ha riguardato prodotti ortofrutticoli, trasformati e miele. Il campione di tè verde contenente un residuo di ben 21 pesticidi diversi proveniva dalla Cina. Pertanto, il tè è il primo prodotto che dovremmo annotare tra quelli da preferire di provenienza biologica!

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bac


Bacche di Goji e altre bacche (mirtilli neri, ribes, lamponi)

Le bacche di Goji vanno molto di moda nelle diete attuali. Peccato che alcuni campioni analizzati dall’attento laboratorio della Lombardia contenessero fino a 20 molecole chimiche differenti di residuo tossico.

Residui chimici in quantità sono stati rinvenuti anche nell’uva da tavola e da vino, tutta di provenienza nazionale, contaminata anche da 7, 8 o 9 sostanze contemporaneamente.

Sebbene i prodotti fuorilegge (cioè con almeno un residuo chimico che supera i limiti di legge) siano solo una piccola percentuale (l’1,2% nel 2015, era lo 0,7% nel 2014), tra verdura, frutta e prodotti trasformati (olio, vino, salse di pomodoro, miele), la contaminazione da uno o più residui di pesticidi riguarda un terzo dei prodotti analizzati (36,4%). Anche il campione di bacche con 20 sostanze residue arrivava dalla Cina, per la cronaca. (Fonte: Legambiente)


Frutta e verdura

Ogni anno l’Environmental Working Group (EWG) – una organizzazione no profit e non governativa americana che si occupa di tutela dell’Ambiente e dei consumatori, rilascia la lista della sporca dozzina.

Questa è la lista dei 12 frutti e ortaggi con la maggior parte dei pesticidi presenti sul mercato alimentare.

La classifica si applica alla agricoltura americana ma secondo gli esperti è valida anche per quella  italiana ed europea. Tra questi 12 cibi troviamo fragole, spinaci, mele, pere, pesche, uva, sedano, patate, pomodoro e peperoni.


peperoncino


Una new entry: il peperoncino

Per il report del 2018 l’EWG ha dovuto aggiungere addirittura un tredicesimo alimento nella lista – il peperoncino – talmente sospetti erano i residui ritrovati su di esso. Mentre le fragole si sono confermate per il terzo anno di fila l’alimento con il più alto residuo di pesticidi in assoluto. Un terzo delle fragole esaminate presentava 10 o più pesticidi diversi come residuo e un campione ne ha mostrato addirittura 22 diversi!

Questo non significa che si dovrebbe smettere di mangiare questi alimenti freschi sostituendoli con prodotti confezionati e pronti, ma ci suggerisce che mangiarli nella versione biologica il più spesso possibile è il sistema per tenere i pesticidi lontani dal nostro corpo.

Il lavoro completo di analisi dell’EWG consiste in realtà non solo nello stilare i 12 alimenti più contaminati da sostanze tossiche, ma nell’analizzare 47 fra i più comuni frutti e vegetali e classificare il loro residuo di pesticidi.

Chi volesse consultare l’intero report di 47 cibi può farlo inserendo il proprio indirizzo email e scaricando la guida a questo link: https://www.ewg.org/foodnews/


fragole maggio


Frutta e verdura di stagione: maggio

Una attenzione maggiore va prestata ai bambini, che sono particolarmente esposti e sensibili agli effetti dei pesticidi. Questi provocano un aumento del rischio di tumori pediatrici e problemi comportamentali, tra cui difficoltà di apprendimento.

L’esposizione ai pesticidi è stata collegata anche ad artrite reumatoide, lupus, malattia di Parkinson, morbo di Alzheimer e cancro.

Il consiglio di evitare il più possibile i pesticidi nella dieta dei bambini arriva proprio da un documento ufficiale della American Academy of Pediatrics (Associazione di Pediatria americana).


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Sostanze tossiche: la sporca dozzina

Tornando però alla sporca dozzina (abbiamo detto che in realtà sono 13 i cibi elencati nel 2018) ecco la lista completa degli alimenti in ordine decrescente di residuo di pesticida:

  • fragole
  • spinaci
  • pesche nettarine
  • mele
  • uva
  • pesche
  • ciliegie
  • pere
  • pomodori
  • sedano
  • patate
  • peperoni
  • peperoncino

È importante investire sulle versioni biologiche di questi cibi per evitare di ingerire un carico di pesticidi ad ogni pasto.

Al contrario, la lista della Quindicina pulita (Clean fifteen, sempre elaborata dall’EWG), contiene i prodotti più sicuri che si possono mangiare in forma non biologica, perché non richiedono un uso abbondante di pesticidi. 


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Aldilà poi della questione “residuo di pesticidi”, è bene comunque sempre usare senso critico nella scelta degli alimenti, dato che alcuni cibi possono comunque avere delle problematiche anche di altro genere a cui serve prestare attenzione.


avocado


È il caso per esempio dell’avocado. Questo viene inserito tra gli alimenti col minor residuo di sostanze tossiche ma si connota comunque come un alimento problematico per via dell’eccessivo danno ambientale che si produce coltivandolo e dello sfruttamento iniquo delle risorse idriche che si fa a discapito delle popolazioni locali delle terre adibite alla coltivazione di avocado.


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Sostanze tossiche: la quindicina pulita

La lista completa della Quindicina pulita è la seguente, per il 2018:

  • avocado
  • mais dolce*
  • ananas
  • cavolo verza
  • cipolle
  • piselli verdi surgelati
  • papaia
  • asparagi
  • mango
  • melanzane
  • meloni
  • kiwi
  • meloni Cantalupe
  • cavolfiore
  • broccoli

*una buona parte del mais coltivato nel mondo è OGM: se si vuole evitare l’uso di alimenti OGM è preferibile acquistarlo nella versione bio, anche se la coltivazione convenzionale ha poco residuo di pesticida.


Come tutelarsi dai cibi troppo contaminati da sostanze tossiche?

Quando acquistate frutta e verdura biologica (preferibile rispetto ala versione da agricoltura convenzionale per alcuni tipi di frutti, come abbiamo visto), cercate di non comprare quella già lavata e pronta da mangiare, perché vi costerà il doppio. Comprate prodotti locali quando sono di stagione e congelateli per averli a disposizione tutto l’anno.

Cercate un mercato contadino vicino casa vostra. In questo modo potrete acquistare più frutta e verdura di stagione. E locale, soprattutto, quindi meno trattata con la chimica e con pesticidi, dal momento che il percorso del cibo è quello dalla raccolta alla vendita diretta in loco, senza vari passaggi intermedi tipici della Grande Distribuzione. Fate amicizia con gli agricoltori locali, create rapporti personali e non abbiate paura di contrattare.

Aderite ad un Alveare, una organizzazione basata sulla agricoltura e allevamento locale, che vi consente di mangiare più sano con i migliori prodotti della vostra regione. Anche in questo caso, come per i GAS, produttori e artigiani incontrano direttamente i consumatori su base settimanale creando rapporti umani e mantenendo un prezzo giusto ed equo per ogni cibo che viene messo in vendita.


Locale (e fresco) è meglio

In conclusione: generalmente il cibo proveniente dalla agricoltura convenzionale è più contaminato di sostanze tossiche residue come i pesticidi e fertilizzanti rispetto al cibo biologico. Ma non è una regola che vale sempre: a volte il coltivatore locale è molto attento all’aspetto del trattamento nei campi, anche se non coltiva col metodo biologico. Non resta che andare a conoscere di persona chi produce e vende il cibo.

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Inoltre quando le merci arrivano dall’estero, sono sempre più soggette a trattamenti conservativi vari (devono resistere e conservarsi per lunghi periodi) e anche più soggette a contaminazioni microbiche come quelle delle micotossine (ad es. grano, mais, frutta secca).

La forma di tutela migliore rimane quindi sempre il privilegiare i prodotti locali e freschi. Ricordiamoci allora di investire parte del nostro tempo e del nostro denaro nel cibo buono perché il cibo è chimica, e come tale va a condizionare in maniera importante la nostra salute e la nostra vita.


 

 

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commenti

  1. Buonasera
    uso questo indirizzo non per commentare l’articolo (interessante) ma per curiosità/informazione personale:
    sono andata direttamente al panificio Meroni di Carate Brianza e ho comprato tipi diversi di pane (non è stato di mio gusto in quanto anche se con farine diverse, presentava identiche caratteristiche di consistenza) e anche farina sfusa per pizza e pane. Mi piacerebbe sapere questa, che provenienza ha.
    La titolare mi diceva in modo abbastanza vago che la farina arriva da Parma e che comunque è italiana; mi piacerebbe sapere se bio e che caratteristiche ha.
    Grazie dell’attenzione e alla prossima occasione
    Buona fine giornata
    Caterina

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