Galeotto fu lo zafferano. La storia dei produttori Paolo e Micaela

Storia di un cambiamento

Micaela e Paolo hanno detto addio alla movida torinese per dedicare tempo e amore alla coltivazione di zafferano nella loro azienda agricola Il filo rosso sulle colline astigiane del Monferrato. Nessuna nostalgia per tacchi, cocktail e metropolitane: ora la loro vita profuma di zafferano, felicità e pannolini ( che proprio profumati ancora non sono…).

Micaela mi ha raccontato la sua storia che è anche quella di Paolo, ma soprattutto dello zafferano, la spezia che i due giovani hanno riportato in auge sul territorio astigiano.

La scelta della spezia è partita dalla curiosità, loro infatti facevano altri lavori: Paolo era un architetto e lavorava in facoltà. Hanno iniziato a piantare qualcosina nell’orto di casa aumentando sempre di più la quantità fino a che, come dice Micaela “Quella per lo zafferano da passione si è trasformata in ossessione!”.
Le ore passate nella natura sono diventate così per Paolo sempre maggiori di quelle trascorse in ufficio fino al momento in cui lui e Micaela hanno deciso di dedicare la loro vita allo zafferano.

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La produzione annuale adesso è di circa 1 kg e la coltivazione si estende su 2500 / 3000 metri. Micaela mi ha descritto con minuzia il lavoro a partire dalla fioritura fino alla trasformazione. Questa è la parte più dura: Noi iniziamo a raccogliere i fiori alle 4 del mattino e continuiamo fino a mezzanotte. Questa fase dura 30/40 giorni e in quel periodo, cioè ottobre e novembre si dorme molto poco. Ma a differenza di quanto pensino in tanti, sullo zafferano si lavora anche in primavera ed estate, si levano a mano le erbacce dai campi. Ti assicuro che filo d’erba per filo d’erba, quei 3000 metri diventano enormi.”

La cultura dello zafferano

Per fare un po’ di chiarezza a chi come me è ignorante in materia, ecco come funziona la coltura dello zafferano:

  1. Agosto: si pianta lo zafferano a mano bulbo per bulbo. I bulbi vengono poi interrati e ricoperti.
  2. Ottobre / Novembre: si assiste alla fioritura e si inizia la raccolta dei fiori. In laboratorio si fa invece la sfioritura: si estraggono i tre stimmi e si fanno essiccare. E’ un lavoro che esige grande delicatezza!
  3. Novembre/ Agosto: pulizia del campo.

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Una cosa è certa: la spezia dello zafferano va di moda.  Micaela svela di sentirsi molto aiutata dai programmi di cucina e blog che parlano di zafferano di qualità in pistilli e non in polvere.

E dal punto di vista del portafoglio? Il prezzo è in linea con quello italiano, quello estero è molto più basso. In realtà c’è un mito da sfatare. Micaela spiega: “C’è la credenza che lo zafferano sia il prodotto più caro al mondo. È vero che è caro al chilo. Il consumatore non comprerà mai 1 kg di zafferano ma 0,01 grammi. Sulla portata posso dire che  con 1 grammo si fanno 40 porzioni di risotto, e lo zafferano su ogni piatto così costerà 50 centesimi, quindi 20 euro al grammo. Quando hai delle persone a cena e vuoi bere un buon vino non spendi 50 centesimi a persona.”

Lo zafferano, Paolo e Micaela, lo hanno reso protagonista di altri deliziosi prodotti: confetture, miele e liquore. Il liquore è stato il primo trasformato ad essere prodotto, furbescamente hanno pensato alla proprietà digestiva dello zafferano e deciso di unirlo ad una soluzione alcolica che raggiunge i 32%. In seguito hanno inventato le confetture e il miele, ultimo nato, che sta riscuotendo un ottimo successo.

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Incuriosita dal lato personale e passionale della storia dei due coltivatori, chiedo a Micaela se lo zafferano ha cambiato la sua vita. Lo zafferano ci ha stravolto la vita, ci ha portato dalla città alla campagna, dalla movida torinese alla campagna astigiana. È anche vero che lo zafferano ci ha portato la nostra bambina. Ha innescato un cambiamento non indifferente. Ti dico solo che sono passata dai tacchi a spillo che mettevo per lavoro agli stivali di gomma, ma se dovessimo tornare indietro lo rifaremmo!”

Con i loro stivali di gomma, Paolo e Micaela sono entrati a far parte della rete dell’ Alveare che dice Sì! conoscendo il progetto tramite un altro produttore. “La cosa bella su cui dobbiamo insistere è che noi agricoltori siamo prima di tutto educatori e dobbiamo portare la campagna in città.
Il progetto dell’Alveare fa proprio questo: aiuta ad unire la realtà contadina con quella  dei cittadini.”

Lo zafferano ha cambiato la vita di Micaela e Paolo, chissà magari cambierà anche la nostra: possiamo fare una prova acquistando i purissimi stimmi nell’Alveare più vicino!

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Riguardo a

Teresa Cavallo

Nasce tra taralli, friselle e calici di Primitivo pugliese. Cresce con il risotto alla milanese e le birre bevute in Colonne. Scopre la meraviglia del Castelmagno accompagnato dal Barolo, nei tramonti delle Langhe. Pedala tra i vicoli di Ferrara per trovare i veri cappellacci alla zucca fatti in casa. Dopo gli studi in Lettere Moderne, porta in giro per l’Italia i suoi libri preferiti e la passione per la gastronomia per approdare a Torino, all’Alveare che dice Sì!

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